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SPECIALE ESMO - Tumore della prostata, nuova terapia riduce progressione o morte del 46%

Nella forma metastatica ormonosensibile

Cellule del tumore della prostata (fonte: Davide Ruggero, università della California a San Francisco)

Redazione Ansa

I risultati dello studio di fase III Aranote mostrano che la molecola darolutamide più terapia di deprivazione androgenica (Adt) ha ridotto significativamente il rischio di progressione radiologica o di morte del 46% rispetto a placebo più Adt nei pazienti con tumore della prostata metastatico ormonosensibile. I risultati sono stati presentati al congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo).
    "Darolutamide ha dimostrato una forte efficacia e sicurezza, con o senza chemioterapia, in questi pazienti. Ci auguriamo che l'approvazione regolatoria sia rapida, in questo modo i clinici avranno una maggiore flessibilità per adattare il trattamento alle esigenze e caratteristiche di ogni paziente", afferma Sergio Bracarda, presidente Società italiana di Uro-oncologia (Siuro).
    "In Italia, nel 2023, sono stati stimati 41.100 nuovi casi di tumore della prostata con un incremento di 5.100 diagnosi in tre anni - spiega Orazio Caffo, direttore di Oncologia all'Ospedale Santa Chiara di Trento -. Dall'altro lato, sono importanti i progressi nella ricerca e nella prevenzione. In 12 anni (2007-2019), nel nostro Paese sono stati evitati 30.745 decessi.
    Si tratta di vite salvate, con pazienti guariti o che riescono a convivere a lungo, anche con la malattia metastatica. L'impatto del tumore della prostata metastatico sulla quotidianità dei pazienti che sviluppano sintomi correlati alla malattia, però, può essere importante. Da qui il forte bisogno clinico di terapie innovative, come darolutamide, inibitore orale del recettore degli androgeni di nuova generazione. La riduzione del 46% del rischio di progressione radiologica o di morte è un dato molto importante, perché evidenzia l'efficace controllo della malattia metastatica. Darolutamide non solo è in grado di ritardare la progressione di malattia, ma ha anche un ottimo profilo di tollerabilità riducendo l'impatto del trattamento sulla vita dei pazienti colpiti dalla neoplasia in fase metastatica". 
   

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