La terapia mirata con la molecola ribociclib aggiunta alla terapia endocrina (Et) mostra un consistente beneficio dopo tre anni di trattamento, riducendo il rischio di recidiva del 28,5%, rispetto alla sola Et, nei pazienti con tumore della mammella in stadio iniziale II e III, positivo per i recettori ormonali e negativo per il recettore 2 del fattore umano di crescita epidermica (Hr+/Her2-). Questo beneficio di sopravvivenza libera da malattia invasiva è risultato coerente in tutti i sottogruppi di pazienti predefiniti, compresi quelli con linfonodi negativi1.
Ribociclib è un inibitore selettivo della chinasi ciclina-dipendente, una classe di farmaci che aiuta a rallentare la progressione del cancro inibendo due proteine chiamate chinasi ciclina-dipendente 4 e 6 (Cdk4/6). Queste proteine, se iperattivate, possono consentire alle cellule tumorali di crescere e dividersi troppo rapidamente. Puntare su Cdk4/6 con maggiore precisione può contribuire a garantire che le cellule tumorali non continuino a replicarsi in modo incontrollato.
"Nel 2023, in Italia, sono stati stimati 55.900 nuovi casi di carcinoma della mammella, il più frequente in tutta la popolazione - spiega Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-Polmonare, Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli -.
I tumori mammari ormonosensibili, che costituiscono circa il 70% del totale, presentano di solito una buona prognosi nel breve periodo, ma possono recidivare a distanza di molti anni, anche dopo un trentennio. Ricordiamo infatti che la malattia si ripresenta in un terzo dei casi inizialmente in stadio II e nella metà di quelli esorditi in stadio III. È quindi fondamentale migliorare il controllo a lungo termine della patologia con nuove cure e una della più promettenti è proprio ribociclib aggiunto alla terapia ormonale standard". Al follow-up prolungato, "il beneficio clinico rilevante dell'aggiunta di ribociclib alla terapia endocrina continua ad aumentare, anche dopo il termine del trattamento, sia nei pazienti con linfonodi positivi che in quelli con linfonodi negativi. Questo -conclude l'oncologo - è un aspetto molto importante, perché Natalee include una vasta popolazione di pazienti a rischio di recidiva, che comprende quelli con malattia linfonodi negativi, che necessitano di nuove opzioni terapeutiche".
SPECIALE ESMO - Tumore al seno in stadio iniziale, cura riduce del 28,5% il rischio di recidiva
De Laurentiis, 'fondamentale migliorare il controllo a lungo termine della malattia'