In Italia assistiamo al cosiddetto 'effetto migrante sano': persone immigrate che sono giunte nel nostro Paese in ottime condizioni di salute, anche a seguito di un processo di "selezione naturale", ma che ora devono affrontare in percentuale crescente varie malattie croniche a seguito dell'invecchiamento. Lo ha sottolineato Marco Mazzetti, presidente della Società italiana di medicina delle migrazioni, intervenendo alle Giornate dell'etica organizzate da Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) e Fondazione Aiom.
"Negli anni '90 e 2000 - ha spiegato Mazzetti - i migranti arrivavano in Italia 'sani come pesci'. Ciò anche a seguito di una selezione in partenza, dal momento che soggetti malati non affrontavano il lungo viaggio per lasciare i propri paesi. Nei decenni precedenti vari studi ci dicevano dunque che gli immigrati arrivavano sani e si ammalavano poi, una volta giunti in Italia per il sopraggiungere di diversi fattori". Attualmente però la situazione, avverte l'esperto, "è cambiata, poichè quelle fasce di popolazione immigrata sono invecchiate e dunque sono aumentate le patologie croniche ed anche l'incidenza per tumori, e ciò richiede una nuova risposta sanitaria".
Inoltre, ha rilevato Manuel Zorzi del Registro tumori del Veneto , "se da un lato si evidenzia una generale minore incidenza dei tumori negli immigrati, dall'altro lato ci sono importanti segnali di mancanza di prevenzione in questa fasce, che potrebbero avere un impatto negativo nel medio e lungo termine". Ad esempio, da una ricerca condotta in Veneto è emersa una minore incidenza del 30-40% di tumore al seno tra le donne immigrate, e questo anche per 'fattori protettivi' quali un maggior numero di figli e gravidanze in età più giovani. Nelle donne immigrate, però, c'è una più alta percentuale di tumori alla cervice e questo, conclude l'esperto, anche per il minore ricorso allo screening e al pap test.