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Foce, 'Italia 18/ma per spesa in ricerca e sviluppo. Servono risorse'

Il livello dei trial è alto ed è italiano il 31% degli studi Ue

Un nuovo microscopio ottico permette di osservare la composizione chimica dei campioni (fonte: Pexels)

Redazione Ansa

Pur essendo 18/ma in Europa per spesa in Ricerca e Sviluppo (R&S - 1,33% del Pil rispetto all'obiettivo Ue del 3%), il livello della produzione scientifica in Italia è ai vertici internazionali, con il 31% dei 2169 studi autorizzati in Europa nel 2022. Ma servono più risorse, e nuovi modelli per velocizzare l'accesso all'innovazione. Sono le richieste della Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi (Foce) nel Convegno nazionale "Il valore dell'innovazione e della ricerca clinica".

 "In Italia nel 2022 sono stati 663 gli studi autorizzati, con l'incremento del 14,5% degli studi di fase I sul 2021: una crescente propensione all'innovazione", spiega Francesco Cognetti, presidente Foce. "Due terzi dei trial interessano le neoplasie, le malattie ematologiche e cardiovascolari, che producono i due terzi della mortalità annuale", continua, sottolineando come "un euro investito in uno studio clinico ne genera 2,95 in benefici per il Ssn. Ma l'Italia investe ancora troppo poche risorse in quest'area". Il tempo medio richiesto per l'autorizzazione di un nuovo farmaco, continua Cognetti, "in Italia è di circa 14 mesi, 424 giorni, e può arrivare fino a quasi due anni, intervallo eticamente insostenibile anche se in linea con i tempi medi europei". La più rapida è la Germania, con 126 giorni.

"Siamo impegnati a ridurre i tempi per rendere disponibili le terapie innovative più rapidamente ai cittadini", afferma il presidente Aifa Robert Nisticò. Il trattamento dei tumori pediatrici rappresenta uno dei maggiori successi, grazie a miglior stratificazione prognostica, terapie mirate e immunoterapia, con la rivoluzione delle cellule Car-T: "Marcatissimo aumento dei tassi di sopravvivenza per i bambini con neoplasie, da circa il 30% negli anni '60 all'80% nell'ultimo decennio, con alcune percentuali di guarigione che arrivano oltre il 90%", sottolinea Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia pediatrica del Bambino Gesù.

Mortalità ridotta anche per le malattie infettive: "In Italia tra il 1990 e il 2019 il numero di decessi per malattie infettive è diminuito del 31,6%, e la pandemia, che li ha fatti nuovamente aumentare, ha però velocizzato il progresso scientifico, contribuendo alla diffusione della tecnologia dei vaccini a mRna, anche per la terapia di malattie come i tumori", conclude Massimo Andreoni, direttore Scientifico Simit.
   

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