(ANSA) - ROMA, 26 OTT - Il 10% dei tumori ai polmoni è
attribuibile al gas radon con 3.200 casi all'anno. Questo quanto
emerge dal convegno "Radon rischio geologico dalla terra un
pericolo invisibile per la salute: quanti lo conoscono",
organizzato dal Consiglio nazionale dei geologi, oggi al Cnr a
Roma. "Il radon - osserva Alessandro Miani, presidente della
Società italiana di medicina ambientale - è un gas radioattivo
che si lega al particolato presente negli ambienti indoor e
grazie a questo si deposita a livello dei bronchi, bronchioli e
alveoli polmonari. Se inalato inizia a decadere rilasciando
radiazioni che possono interagire con il Dna cellulare, dando il
via al tumore. Nel caso di esposizione al gas radon, il tumore
al polmone ha un'incidenza, in Italia, del 10% di tutti i tumori
polmonari, con circa 3.200 casi all'anno". Secondo Nicola
Rotolo, dell'università degli studi dell'Insubria, "studi
epidemiologici confermano che il radon nelle abitazioni aumenta
il rischio di cancro del polmone tra il 3% e il 14%, in
relazione alla concentrazione media del radon". Inoltre,
continua, "si è osservato che il rischio di cancro di polmone
nei soggetti esposti al radon aumenta esponenzialmente nei
fumatori". Il radon - viene spiegato - è "un gas nobile
radioattivo naturale, incolore, insapore e inodore ed è
considerato la seconda causa di tumore ai polmoni dopo il fumo
da sigaretta".
"Il problema radon è da ascrivere al campo dei rischi
geologici - rileva in un documento la commissione ambiente del
Consiglio nazionale dei geologi - poiché la geologia locale,
l'interazione tra edificio e sito e l'uso di particolari
materiali da costruzione naturali sono gli elementi più
rilevanti" per "la valutazione dell'influenza del radon sulla
qualità dell'aria interna alle abitazioni e agli edifici".
Secondo Vincenzo Giovine, vicepresidente del Consiglio nazionale
dei geologi, "La geologia può contribuire in maniera
fondamentale nella riduzione dei rischi causati da tale gas. Uno
studio geologico permette di definire le aree a maggiore
concentrazione di radon. Per esempio, rileva, "a livello
macroscopico si può indirizzare l'espansione urbanistica verso
aree a minor concentrazione e a minor rischio".
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