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Il cancro ruba ai bimbi 11 milioni di anni di vita ma i progressi sono enormi

Il peso grava sul sud mondo. Futuro nuove terapie

Redazione Ansa

Il cancro infantile ogni anno porta via ai bambini di tutto il mondo oltre 11 milioni di anni di vita. È quanto emerso da una ricerca pubblicata sulla rivista The Lancet Oncology, la prima analisi che quantifica l'impatto del cancro infantile in termini di anni di vita persi per cattiva salute, disabilità e morte precoce legate al tumore. Ad essere colpiti sono soprattutto i paesi poveri, come dimostra lo studio basandosi su dati relativi al 2017, tuttavia sono enormi i progressi fatti dalla ricerca negli ultimi anni su questo fronte. Il lavoro e' stato condotto da Lisa Force del St Jude Children's Research Hospital in Usa, in collaborazione con esperti dell'Institute for Health Metrics and Evaluation e ha analizzato dati relativi a 195 paesi. Il numero di nuovi casi di cancro in bambini e adolescenti da 0 a 19 anni e' di circa 416.500 nuovi casi a livello globale nel 2017. I bambini nei paesi più poveri fronteggiano il peso maggiore con 9,5 milioni di anni di vita persi, l'82% del totale. Permane una grande differenza tra nord e sud del mondo: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di cancro infantile raggiunge infatti l'80% dei casi nei paesi ricchi, contro una sopravvivenza di appena il 35-40% (appena il 20% secondo le stime peggiori) nei paesi a basso e medio reddito.
   
"Quello dei tumori è un carico impressionante per la sanità pubblica e chiaramente il problema è più accentuato nel Sud del Mondo - commenta Carlo Dominici dell'Unità Operativa Complessa di Oncoematologia dell'Università Sapienza-Policlinico Umberto I di Roma -. Nei paesi a basso reddito, infatti, i trattamenti sono meno efficaci, le diagnosi più tardive. Inoltre data la numerosità della popolazione e l'elevato indice di natalità, i due terzi dei casi di tumori infantili si verificano proprio nel Sud del Mondo". Nei paesi a basso reddito "i sistemi sanitari sono ancora dei buchi neri - conclude Dominici - e non ci sono sufficienti risorse investite su questo fronte".

Cionondimeno, i "progressi della ricerca in oncologia pediatrica sono stati enormi - sottolinea Antonio Ruggiero, direttore dell'Unità Operativa di Oncologia Pediatrica del Policlinico Gemelli di Roma - e sostanzialmente in due direzioni: da una parte disponiamo di nuovi farmaci che aumentano la possibilità di cure in alcune patologie e dall'altra c'è molta più attenzione agli effetti collaterali delle cure a medio e lungo termine in modo che i bambini guariti stiano bene e non riportino danni dalle cure oncologiche. Per quanto riguarda le nuove terapie - conclude - rilevante è il nuovo campo di cure che sfruttano la componente immunitaria propria del soggetto (le immunoterapie) e più di recente le CAR-T, per quanto riguarda le leucemie, ma solo in un piccolo sottogruppo di pazienti su cui ha fallito il trattamento di prima linea".

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