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Scatti autore per raccontare emicrania, ancora sottovalutata

Progetto 'The Beating Brain', fa emergere difficoltà pazienti

Redazione Ansa

Dal dolore all'ipersensibilità alla luce, ai suoni, agli odori. Scatti d'autore raccontano il disagio di una malattia invalidante ma ancora troppo sottovalutata, l'emicrania, che colpisce secondo alcuni dati ufficiali circa sei milioni di italiani, quattro milioni dei quali donne, ma che secondo altri studi recenti riguarda 15 milioni di persone, che hanno avuto un attacco almeno una volta, con 5,5 milioni di donne colpite settimanalmente.

È il progetto 'The Beating Brain. Emicrania: arte e neuroscienza contro il disagio', dell'Associazione Woman Care, presentato in anteprima a Roma, che attraverso le opere dell'artista Luca Artioli vuole far emergere le difficoltà affrontate dalle persone che soffrono di questa patologia, dai sintomi fortemente invalidanti (dolore pulsante associato a nausea, vomito e ipersensibilità a luce, suoni e odori) allo stigma sociale che grava sulla malattia, per sottolineare la necessità di una maggiore consapevolezza e di soluzioni a livello istituzionale che semplifichino il percorso di cura dei pazienti. "Questo appuntamento - evidenzia Silvia Rovere, presidente di Woman Care - rappresenta il primo passo di un più ampio progetto che si rivolge all'opinione pubblica e alle istituzioni con l'obiettivo di riportare l'attenzione sull'emicrania quale malattia sociale e di genere. L'iniziativa The Beating Brain prevede la realizzazione di una mostra fotografica itinerante che partirà nel 2020 e che racconterà attraverso scatti d'autore il punto di vista dei pazienti".

Il dolore che soffoca, simboleggiato da un urlo quasi 'trattenuto' da volto racchiuso tra due braccia. Lo 'tsunami' di un attacco emicranico paragonabile a una perturbazione atmosferica, in cui colori diversi si mescolano in tratti simili a fulmini, come in un cielo carico di elettricità. La paura e il ritorno degli attacchi, simboleggiata da un'immagine di donna che guarda in avanti (simbolicamente al futuro) con una mano messa quasi a proteggere il corpo. Queste alcune immagini. La caratteristica degli scatti è che le immagini sono quasi tutte sfocate, come a testimoniare la vita vissuta quasi a metà di una persona con emicrania. Il sentire la luce esplodere, provando la sensazione di essere trafitti con l'anima che si riduce come in schegge, la testa pronta a esplodere che si vorrebbe quasi far uscire dal corpo ma che l'unica cosa che si può fare è trattenere in due mani. Nel tentativo di alleviare i sintomi. E poi la solitudine, rappresentata dal fatto che l'emicrania è un problema sociale ma al tempo stesso un disagio personale e simboleggiata dall'immagine di alcune persone sullo sfondo intente nelle loro attività quotidiane. Infine, anche un po' di positività, rappresentata dalla ricerca, che offre un nuovo approccio per migliorare la qualità di vita. Qui le immagini assumono toni diversi: c'è anche una ballerina che accenna un passo di danza sulle punte, proiettata verso ciò che verrà. "Sono diventato artista per merito del dolore - evidenzia Artioli - il mio personale e quello di mia madre a causa di una vicenda familiare tragica hanno fatto sì che io acquisissi una visione sul dolore particolare e avessi desiderio di dare testimonianza che si può sopravvivere al dolore stesso". Secondo i dati dell'Oms l'emicrania rappresenta la terza patologia più frequente al mondo e la seconda più disabilitante e si manifesta nel periodo di maggiore produttività lavorativa e sociale delle persone. Uno studio condotto dal Cergas Bocconi ha evidenziato il significativo impatto su tutti gli aspetti della vita di chi ne soffre, in termini di giornate di lavoro e di vita sociale perse, soprattutto per le donne, e dei costi elevati che la gestione di questa patologia richiede, pari a circa 4.352 euro per paziente all'anno.

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