di Enrica Battifoglia
E' stata una battaglia giocata in gran parte fuori dai laboratori, sui social media e a colpi di hashtag, quella che ha portato la Cina a pubblicare su una piattaforma online liberamente accessibile la parte iniziale della sequenza genetica del virus misterioso che finora ha provocato 41 casi di polmonite, sette dei quali gravi, e un decesso nella città di Wuhan. L'appello a condividere i dati era arrivato dai ricercatori di tutto i mondo perché ormai è chiaro a tutti quanto il tempo giochi un ruolo cruciale in queste situazioni, soprattutto se improvvisamente dovesse essere urgente un vaccino. Adesso tutti potranno studiare questo virus, che appartiene alla stessa famiglia del virus della Sars che ha colpito fra il 2002 e il 2003, ma che mostra di essere molto diverso da questo. La sequenza genetica è stata depositata nella GenBank, la banca dati pubblicamente accessibile, punto di riferimento internazionale per i dati genetici. Il primo a diffondere la notizia su Twitter è stato il virologo e biologo evoluzionista Edward Holmes, dell'università australiana di Sydney. L'università fa parte del consorzio di centri di ricerca che ha ottenuto la mappa genetica del virus, accanto ai Centri per il controllo delle malattie (Cdc) di Wuhan e alle università cinesi di Shanghai e Huazhong. Un messaggio accolto con entusiasmo dai tanti ricercatori che fin dai primi casi registrati a Whuan avevano chiesto informazioni sul virus. "E' un momento davvero importante per la salute pubblica", ha scritto su Twitter il britannico Jeremy Farrar, direttore di una delle maggiori agenzie di ricerca internazionali, la Wellcome Trust. La scommessa, adesso, è dare un'identità al questo virus, così enigmatico da non avere ancora un nome, tanto che la malattia di cui è responsabile è chiamata ancora "polmonite virale dalle cause sconosciute", come rilevano gli esperti dei Cdc cinesi. Dopo la pubblicazione della sequenza genetica i primi risultati non si sono fatti attendere: il biologo evoluzionista Andrew Rambaut, dell'Università di Edimburgo, per esempio, ha scritto in un tweet di avere già calcolato che il nuovo virus è simile per l'89% ai Sarbecovirus, una famiglia di virus parenti della Sars che appartiene al genere Betacoronavirus. Questi ultimi fanno parte della grande famiglia dei Coronavirus, che si annidano nell'organismo dei pipistrelli, il secondo gruppo di mammiferi più numeroso dopo i roditori. E' la terza volta in tre decenni che i coronavirus provocano infezioni che colpiscono l'uomo: la prima volta era accaduto con la Sars, quando fra il 2002 e il 2003 il virus era stato trasmesso dai pipistrelli agli zibetti, circa dieci anni più pardi è stata la volta della Mers con il virus trasmesso dai pipistrelli ai cammelli e adesso l'attenzione è puntata sul nuovo virus senza nome.
Capua, i dati del virus online sono una vittoria per la salute
#Evviva: meritava proprio questo hashtag la pubblicazione della sequenza genetica del virus misterioso comparso in Cina e a promuoverlo è stata Ilaria Capua, la virologa che nel 2006 ha vinto la battaglia per rendere liberamente accessibili le sequenze genetiche dei virus dell'influenza. "Da giorni su Twitter si lamentavano in molti perché dopo l'annuncio dell'isolamento del virus la Cina non condivideva la sequenza genetica del virus", ha detto all'ANSA la ricercatrice, che nel 2016 ha lasciato l'Italia e che ora vive e negli Stati Uniti, dove nell'Università della Florida dirige il Centro di eccellenza dedicato alla 'One Health', che unifica i temi della salute umana, animale e ambientale. #SharingData è stato invece l'hashtag utilizzato con insistenza per invitare la Cina a condividere i dati, ha detto ancora Capua. E' una vicenda "nella quale mi sento coinvolta e che ho vissuto come un test che dimostra che ho avuto ragione", ha aggiunto riferendosi al 'no' con cui nel 2006 aveva risposto alla richiesta dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' (Oms) che voleva inserire solo nella propria banca dati la sequenza di uno dei primi virus dell'influenza aviaria allora isolati. Allora Capua aveva lanciato dalla rivista Nature un appello ai ricercatori per creare una banca dati pubblica in cui inserire le sequenze genetiche dei virus dell'influenza. "E' stata una decisione che mi è costata cara, con tutte le polemiche e le vicende dolorose che ne sono seguite, ma non ho mai avuto dubbi. Ora sono contenta e soddisfatta. Mi sento gratificata - ha detto - perché siamo in una dimensione operativa completamente diversa". Senza le tecnologie attuali, in passato "ci sarebbero voluti sei mesi per ottenere il sequenziamento genetico del virus. Nulla del genere esisteva ai tempi della Sars, nel 2002, tanto che all'inizio lo si era scambiato per un virus diverso". Adesso, invece, in pochi giorni "abbiamo saputo di trovarci di fronte al nuovo coronavirus del millennio". La considero, ha rilevato, "una grandissima vittoria per la salute pubblica". Il prossimo passo sarà "caratterizzare il virus e studiarlo dal punto di vista antigenico per lavorare su un vaccino". Quando si tratta si studiare virus nati negli animali selvatici e che imparano a colpire l'uomo l'interdisciplinarietà è la parola d'ordine. Per questo il centro di ricerca diretto da Ilaria Capua "si sta espandendo per capire gli altri fattori che rientrano nella inevitabile comparsa di questo tipo di problemi. Stiamo allargando lo sguardo per includere discipline diverse da quelle finora tradizionalmente coinvolte in questi studi". (ANSA).
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