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Tumore polmoni, bene pillola mirata per 'pazienti difficili'

Conferma da un trial clinico, 'sotorasib' aumenta sopravvivenza

Tumore polmoni, bene pillola mirata per 'pazienti difficili'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 10 MAG - È efficace il farmaco mirato "sotorasib" (un inibitore specifico di una molecola tumorale, KRAS, che è il più importante oncogene individuato finora, presente in circa il 20% dei tumori) su pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC), che si colloca tra le principali cause di morte al mondo per tumore. Il farmaco si prende per bocca e tiene a bada il tumore in pazienti su cui altre terapie hanno fallito.
    La conferma arriva da CodeBreaK 100, studio clinico di fase I/II, condotto su pazienti in stadio avanzato e con mutazione 'KRAS' e presentato al recente congresso dell'American Association for Cancer Research (AACR).
    I dati sono relativi a 174 pazienti che a seguito di precedenti terapie, nella maggior parte dei casi chemioterapia associata a immunoterapia, sono stati trattati con una singola dose orale giornaliera di 960 mg di sotorasib.
    Il 40,7% dei pazienti ha risposto alla terapia con una riduzione del tumore, completa o parziale. In particolare, 5 pazienti hanno ottenuto una risposta completa e 65 pazienti una risposta parziale. La sopravvivenza mediana globale (ovvero il tempo di sopravvivenza del 50% dei pazienti) è stata di 12,5 mesi, con il 32,5% dei pazienti ancora in vita dopo due anni.
    "I risultati a 2 anni dello studio CodeBreaK 100 sono incoraggianti perché confermano il ruolo di sotorasib quale primo farmaco con approccio target verso una mutazione finora trattata con chemioterapia e/o immunoterapia nel tumore del polmone non a piccole cellule con mutazione di KRAS in stadio avanzato" ha commentato Marcello Tiseo, Responsabile del PDTA di Oncologia Toracica dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. "Il tasso di risposta intorno al 40% è decisamente superiore rispetto al 10% che eravamo abituati a ottenere con la chemioterapia. Anche la sopravvivenza a due anni del 32,5% rappresenta un vantaggio rispetto a quanto ottenevamo in precedenza e indica una possibilità di controllo della malattia anche a più lungo termine". (ANSA).
   

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