(ANSA) - ROMA, 25 MAG - Ridurre il consumo di sale senza che
ciò sia percepito come una privazione è possibile e permette di
ridurre la pressione arteriosa nelle persone più a rischio. È
quanto è emerso da un piccolo studio condotto all'University of
Kentucky di Lexington (Usa) presentato nel corso del congresso
EuroHeartCare della European Society of Cardiology (ESC).
La ricerca ha coinvolto 29 persone con ipertensione, una
parte dei quali è stata coinvolta in un programma educazionale
che prevedeva una lezione a settimana erogata via tablet. Il
programma, che è durato 16 settimane, era finalizzato ad
acquisire consapevolezza sul consumo di sale, sui rischi a esso
associati e sui benefici derivanti dalla riduzione del sodio.
"Uno dei primi passi è stato far sì che i pazienti si
rendessero conto di quanto sale stessero mangiando", ha detto la
prima firmataria dello studio Misook Chung. Nel corso dello
studio i volontari sono stati accompagnati nella progressiva
riduzione del contenuto di sale nell'alimentazione, finché non
hanno cominciato ad abituarsi al nuovo gusto dei cibi.
"Nel gruppo di intervento, l'assunzione di sodio è diminuita
di 1.158 mg al giorno, una riduzione del 30% rispetto all'inizio
dello studio, mentre il gruppo di controllo ha aumentato
l'assunzione giornaliera di 500 mg". Contemporaneamente, però,
questo risultato ha coinciso con un maggiore gradimento della
dieta con poco sale: in una scala di 10 punti, il gradimento è
passato da 4,8 a 6,5 al termine della ricerca. Inoltre lo studio
ha fotografato una riduzione della pressione massima di 10
punti, passata da un valore medio di 143.4 mmHg a 133.9 mmHg, e
la minima di 4 punti (da 85,9 a 81,7).
"Il nostro studio indica che possiamo riqualificare le nostre
papille gustative per gustare cibi a basso contenuto di sodio e
ridurre gradualmente la quantità di sale che mangiamo", ha
concluso Chung. "Il programma di adattamento graduale del gusto
ha il potenziale per contribuire a controllare la pressione
sanguigna, ma deve essere testato in uno studio più ampio con un
follow-up più lungo". (ANSA).
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