"Nel mio cuore ci sono mio marito, i miei figli e il mio donatore. Il mio donatore è il mio angelo custode".
"Sono stata curata e sono andata in remissione, ma dopo 6-7 mesi ho avuto una recidiva della leucemia e sono stata costretta a sottopormi a un trapianto di midollo osseo", afferma.
Quello di Violante Guidotti Bentivoglio è un caso fortunato: in un paio di settimane viene identificato un donatore compatibile. "Era un donatore giovanissimo, di 20 anni, con il quale ho stretto una relazione a distanza; per quello che è possibile, dal momento che sono donatori anonimi. Nei suoi confronti mi sono sentita di dover trasmettere con una relazione epistolare tutto il mio senso di gratitudine e di farlo sentire partecipe di quello che aveva fatto donando a me le sue cellule".
Ogni anno, racconta ancora, in occasione del giorno del trapianto di midollo, "gli scrivo una lettera e gli racconto quello che è successo, quello che mi ha portato quell'anno. Lui mi ha salvato la vita. Senza il suo gesto, probabilmente, sarei ancora ad aspettare".
Il rapporto tra donatore e ricevente è uno degli aspetti critici, secondo Guidotti Bentivoglio del sistema del trapianto di midollo osseo. "Purtroppo la donazione ha un elemento carente: quello di non permettere la gratitudine dei pazienti nei confronti di chi, con un gesto tutto sommato molto semplice ma anche molto difficile, ha salvato loro la vita".
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