(ANSA) - TRIESTE, 12 MAG - Con la legge 180 "i matti
finalmente da 'oggetti insaccati in tela grigia', come li definì
Basaglia al suo arrivo a Gorizia, emersero a cittadini ed
entrarono nel diritto costituzionale". Così Peppe dell'Acqua,
psichiatra che ha lavorato per anni fianco a fianco a Trieste
con Franco Basaglia durante gli anni che portarono alla chiusura
dei manicomi, sintetizza il valore della grande riforma sulla
malattia mentale e sue terapie racchiusa nella nota Legge 180
che domani compirà i 45 anni d'età.
Dell'Acqua cita Norberto Bobbio che aveva definito quella
basagliana, l'unica vera riforma in Italia dal dopoguerra in
poi. Ma non nasconde "malinconia e tristezza": "Malgrado le
disinformazioni, le bugie, la legge 180 ha prodotto i
cambiamenti che si riprometteva, i malati di mente diventano
cittadini. Poi la palla è passata ai governi, tutto questo
all'inizio ha provocato un fremito, poi con la progressiva
entrata in campo delle regioni c'è stata la morte della 180;
ogni regione ha pensato a fare meno danni possibile agli
interessi formatisi intorno alla psichiatria". Ma intanto
"nell'ammasso intricato identitario di uno schizofrenico, si è
riconosciuto un Francesco, un Michele, con una passione, un
pensiero, un mondo interno ricco e invadente". Tutta la legge
180 è "pervasa da una etica umanistica, del costante
riconoscimento dell'altro, con la necessità di esserci" e come
corollario "c'era e ci sarà la chiusura dei manicomi perché gli
ospedali psichiatrici non potevano più coesistere con un
cittadino libero. Piano piano si chiuderanno", prevede. Anche
perché con quella riforma sono stati aperti dovunque centri e
dipartimenti di salute mentale, si è creata la possibilità di
abitare insieme, cooperative sociali e associazioni del terzo
settore: "una ricchezza enorme, anche se, per il resto,
purtroppo i governi nazionali e regionali hanno fatto poco o
pochissimo e in alcuni casi e anche gli psichiatri". Così, oggi
ci troviamo "di fronte al fatto di Pisa in cui gli psichiatri di
Viareggio parlano di 'colpa dell'antipsichiatria di Basaglia'
quando quel ragazzo è stato coltivato dalle culture
antipsichiatriche sotto l'ala protettiva di chi dice che noi
abbiamo armato la sua mano. Non pensavamo si potesse arrivare
così in basso", conclude dell'Acqua. (ANSA).
Lavorò con Basaglia, "una grande riforma che ha rallentato"
'Con la regionalizzazione c'è stata la morte della Legge 180'