Il lupus eritematoso sistemico (LES) colpisce oltre 27mila persone in Italia, soprattutto donne in età fertile dai 15 ai 40 anni. Una patologia reumatica autoimmune spesso di difficile diagnosi.
Una malattia curabile ma che necessita di un approccio multidisciplinare e terapie innovative perché spesso con disturbi simili ad altre patologie.
'I sintomi iniziali, quali febbre, astenia e malessere generale sono aspecifici e questo contribuisce alle difficoltà diagnostiche - spiega Gian Domenico Sebastiani, Presidente della Società italiana di reumatologia (SIR)- Il paziente viene spesso visto da specialisti diversi dal reumatologo, che non sempre sono in grado di riconoscere la malattia, con il rischio di accumulare danni irreversibili agli organi'.
E' soprattutto il rene a subire le conseguenze più pesanti. "Il 25-50% dei pazienti sviluppa una complicanza renale, la nefrite lupica, con inizio insidioso e con un quadro clinico variabile che, in stato avanzato, necessita di ricorso alla dialisi o trapianto", aggiunge Stefano Bianchi, Presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN).
Per contrastare la malattia sono necessarie più strutture reumatologiche di riferimento negli ospedali, presidi territoriali e un confronto continuo tra specializzazioni diverse che includano anche la condivisione informatica dello stato clinico del paziente come spiega Fabio Valente, Vice Segretario Vicario Fimmg Roma, e un maggiore sostegno alle attività di ricerca e sviluppo come auspicato da Alessandro Lattuada, amministratore delegato di Otsuka Pharmaceutical Italia. A far luce sui vari aspetti della patologia, come ansia e depressione, anche Rosa Pelissero del Gruppo LES che ha sottolineato l'importanza dei proventi del 5x1000 a supporto della ricerca e l'Intergruppo Parlamentare "Prevenzione e cura delle malattie autoimmuni", i cui lavori verranno presentati il 21 novembre prossimo.
Fino al 50% dei pazienti di lupus soffre di complicanze ai reni
Sebastiani: 'La diagnosi precoce rappresenta la vera sfida'