L'immunoterapia con la molecola nivolumab in associazione alla chemioterapia a base di cisplatino seguita ancora da immunoterapia ha ridotto il rischio di morte del 22% nei pazienti con carcinoma della vescica non operabile o metastatico. E' il risultato dello studio CheckMate-901 di fase 3 su 608 pazienti, che dimostra come questa associazione a base di immunoterapia porti un beneficio di sopravvivenza statisticamente significativo. Lo studio è stato presentato al congresso della European Society for Medical Oncology (Esmo).
Alle analisi di riferimento a 12 e 24 mesi, i pazienti trattati in fase iniziale con nivolumab più chemioterapia hanno riportato tassi di sopravvivenza globale del 70,2% e del 46,9%, rispettivamente, rispetto al 62,7% e 40,7% con chemioterapia.
"Nei pazienti con carcinoma uroteliale metastatico spesso osserviamo una scarsa durata delle risposte con la sola chemioterapia nel trattamento di prima linea. Questa è stata a lungo una sfida importante nel trattamento dei pazienti affetti da questa malattia difficile da trattare - afferma Michiel S. van der Hejiden, Dipartimento di Oncologia Medica del Netherlands Cancer Institute, Amsterdam -. Il beneficio di sopravvivenza osservato con nivolumab in associazione a chemioterapia rappresenta un risultato che può dare speranza a questi pazienti. Le implicazioni di questi dati hanno il potenziale per cambiare la pratica clinica".
Il tumore della vescica è il 10/mo tumore più comune nel mondo, con più di 573.000 nuove diagnosi all'anno. Il carcinoma uroteliale, che più frequentemente ha origine nelle cellule che rivestono l'interno della vescica, rappresenta circa il 90% dei casi di tumore della vescica. La maggior parte dei carcinomi uroteliali viene diagnosticata in fase iniziale, ma circa il 50% dei pazienti operati mostra progressione di malattia e recidiva due o tre anni dopo la chirurgia. Circa il 20%-25% dei pazienti con carcinoma uroteliale sviluppa la malattia metastatica.