(ANSA) - ROMA, 26 OTT - "Se vuoi te lo spiego io come si
fanno i figli!", "È solo un aborto, fanne subito un altro", "Ah,
fate Pma? E di chi è colpa: tua o sua?", "Ma la mamma vera lo sa
che sono nate le bambine?" Queste sono solo alcune delle tante
frasi che molte donne sentono ogni giorno, il più delle volte
pronunciate inconsciamente, come risultato di anni di stigma
sociale intorno all'infertilità.
La società, l'ambiente, i media e persino i medici a volte
"tendono a banalizzare e sminuire il processo che i pazienti
infertili attraversano, rendendo ancora più complicato il
percorso che si trovano a dover affrontare".
"In Italia l'infertilità riguarda il 15% delle coppie,
equivalente a circa una coppia su sette - commenta Daniela
Galliano, specialista in Ginecologia, Ostetricia e Medicina
della Riproduzione, Responsabile del Centro Pma di IVI Roma -
Nonostante dal 2009 sia ufficialmente riconosciuta come una
malattia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), oggi
l'infertilità viene ancora descritta attraverso un linguaggio
poco empatico, inappropriato, che a volte può persino risultare
aggressivo. Di conseguenza, coloro che cercano una cura e
ricorrono alla medicina della riproduzione per avere un figlio
possono sentirsi giudicati, colpevolizzati o incompresi nel loro
percorso verso la genitorialità. Per questo, è importante
demistificare, rompere i tabù, evitare eufemismi".
"Il linguaggio che la società utilizza per descrivere
l'infertilità o la perdita di un bambino, sottolinea Vincenza
Zimbardi, psicologa Ivi Roma - può avere un impatto enorme su
come una persona può sentirsi. Potremmo cominciare a parlare di
difficoltà di concepimento più che di sterilità o di mancato
impianto invece che impianto fallito. Sembrano sfumature, ma non
lo sono: diventano messaggi di comprensione, vicinanza e
accoglienza che fanno stare meglio l'altro". Le frasi e le
parole da evitare e quelle da usare quando si parla di
infertilità sono pubblicate nel manifesto, iniziando a dire 'Mi
dispiace che si stia succedendo questo e sono qui se vuoi
parlare', o chiedere 'Posso fare qualcosa per aiutarti?' (ANSA).
Manifesto per nuovo Linguaggio della fertilità, 'vincere stigma'
Centri Ivi, obiettivo promuovere empatia, inclusione e rispetto