Uno stanziamento record di 115 milioni di euro; 200 progetti di ricerca attivi; 500 scienziati di 25 fra atenei pubblici e privati, enti di ricerca e imprese e altri 100 giovani ricercatori assunti in poco più di un anno.
Sono i numeri di Mnesys, il più ampio programma di ricerca sul cervello mai realizzato in Italia. Un vero e proprio "Cern italiano della ricerca sul cervello", finanziato con fondi europei del Pnrr, presentato oggi a Napoli al primo Forum nazionale delle Neuroscienze.
"Mnesys è una vera e propria 'brain venture' di gruppi di lavoro distribuiti in tutta Italia guidata dall'Università di Genova", commenta il direttore scientifico del progetto Antonio Uccelli, ordinario di Neurologia all'Università di Genova e direttore scientifico dell'Irccs Ospedale San Martino.
I progetti di ricerca avviati con Mnesys spaziano in tutti gli ambiti delle Neuroscienze: dagli aspetti fisiologici, come lo sviluppo del cervello nei neonati, alle malattia. Su questo fronte, Mnesys ha obiettivi quanto mai ambiziosi cercando soluzioni per patologie come demenze, Parkinson, sclerosi multipla, ictus, depressione che, insieme, affliggono il 30% della popolazione italiana. A questo scopo svilupperà approcci innovativi, come la creazione di avatar digitali del cervello umano per studiare le malattie neurologiche e la risposta a farmaci, o la ricerca di biomarcatori per la diagnosi precoce, fino all'identificazione di nuovi bersagli terapeutici.
"Mnesys - prosegue Sergio Martinoia, ordinario di Bioingegneria all'Università di Genova e coordinatore del comitato scientifico - mira a facilitare la scoperta dei meccanismi di funzionamento del sistema nervoso e delle malattie, attraverso la creazione di avatar digitali del cervello umano. Ciò consente esperimenti virtuali per studiare la risposta ai farmaci e alle malattie, accelerando la ricerca attraverso l'integrazione tra medicina e tecnologie informatiche applicate al cervello", conclude.
Tra i filoni di ricerca del progetto anche il ruolo del sistema immunitario nelle malattie del cervello. "Nell'ultimo decennio è diventato sempre più evidente che il cervello e il sistema immunitario hanno un fitto dialogo, importante non solo per la difesa del cervello, ma anche per il suo funzionamento", spiega Gabriela Constantin, ordinaria di Patologia Generale e Immunologia all'Università di Verona e coordinatrice di un gruppo di ricerca dedicato alla "Neuroimmunologia e Neuroinfiammazione". In questo dialogo potrebbe nascondersi uno dei segreti sull'origine di diverse malattie, compreso l'Alzheimer. "Le nostre ricerche stanno dimostrando come i globuli bianchi che circolano naturalmente nel sangue migrino nel cervello e si posizionino vicino ai neuroni nelle zone importanti per la memoria. Questo fenomeno ha un ruolo fondamentale nella malattia di Alzheimer e il suo blocco ha un effetto terapeutico", aggiunge Costantin.
Emergono inoltre nuove strategie per predire il decorso delle malattie neurodegenerative. Nella sclerosi multipla in fase precoce, per esempio, "abbiamo identificato l'osteopontina spia del calo numerico e funzionale dei neuroni e delle loro connessioni e della progressione della malattia. Inoltre, la presenza di un'altra proteina, la parvalbumina, all'esordio della malattia anticipa lo sviluppo di danno cerebrale a distanza di 4 anni", afferma Enrico Cherubini, direttore scientifico dell'European Brain Research Institute Rita Levi-Montalcini (EBRI).
Mnesys rappresenta "uno sforzo congiunto per comprendere i misteri del sistema cervello e sviluppare trattamenti personalizzati per le malattie neurologiche e mentali, tramite la medicina di precisione", conclude Antonio Uccelli.