In Italia il fenomeno della resistenza agli antibiotici rimane preoccupante, ma per alcuni patogeni si iniziano a cogliere alcuni segnali positivi frutto della crescente attenzione a questo tema, e anche per quanto riguarda le infezioni correlate all'assistenza nelle Rsa i numeri sono in diminuzione rispetto alle rilevazioni precedenti.
Sono questi i principali andamenti riscontrati dalle diverse sorveglianze coordinate o a cui ha partecipato l'Istituto Superiore di Sanità, resi noti oggi nel corso del convegno 'La resistenza agli antimicrobici: nuovi dati ed evidenze dalla sorveglianza alla ricerca'.
"Nel nostro Paese i livelli di antibioticoresistenza rimangono alti, responsabili di oltre 10mila morti ogni anno - ha detto il presidente dell'Iss Rocco Bellantone - Questi dati ci dicono che c'è bisogno di fare di più e meglio per prevenire la loro diffusione e fare in modo che le cure nei nostri ospedali siano sempre più sicure. L'antibioticoresistenza è al centro delle agende di tutti i governi come è stato sottolineato recentemente alla riunione dei ministri della Salute del G7 di Ancona dove è stata riconosciuta la necessità che tutti i paesi dispongano di piani d'azione nazionali multisettoriali basati su un approccio 'One Health'".
"In Italia, nel 2023 le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli otto patogeni sotto sorveglianza restano elevate - spiega Monica Monaco, responsabile della sorveglianza Ariss -. Tuttavia per alcune combinazioni patogeno/antibiotico, in particolare per Staphylococcus aureus, si continua ad osservare un trend in diminuzione rispetto agli anni precedenti, con la percentuale di isolati resistenti alla meticillina che è diminuita ad un valore pari al 26,6% registrando una ulteriore flessione rispetto al biennio 2021-2022 in cui il valore della percentuale era rimasto stabile al 30%".
Per quanto riguarda i residenti nelle Rsa dai dati è emerso che la prevalenza delle infezioni correlate all'assistenza (Ica) è risultata del 2,65%, in riduzione rispetto alla precedente rilevazione (nel 2016-17 circa 3,2%, escludendo infezioni importate in Rsa da strutture per acuti). Le sedi di infezione più frequentemente osservate sono state quella urinaria (34%) e quella respiratoria (33%). I microrganismi più frequentemente isolati sono stati l'E.coli e Klebsiella pneumoniae. La prevalenza di uso di antibiotici è risultata del 2,9% (contro il 4,2% del 2016-17).
"L'Iss è impegnato nell'elaborazione di programmi nazionali di formazione per gli operatori sanitari sul tema dell'Amr - ha detto il direttore generale dell'Iss Andrea Piccioli -, sulla prevenzione e controllo delle infezioni, sulla igiene delle mani. Undici regioni hanno firmato con noi un accordo per lo sviluppo e la erogazione sulla nostra piattaforma il corso a distanza sulle infezioni correlate all'assistenza previsto dal Pnrr come obbligatorio per gli oltre 280mila operatori sanitari che lavorano negli ospedali. Abbiamo già formato 120mila operatori che è più di un terzo dell'obiettivo target attraverso una formazione omogenea per tutti loro".