(ANSA) - ROMA, 22 NOV - Continuano ad aumentare, dopo il
picco negativo del 2020, le nuove diagnosi di Hiv in Italia che
tornano a livelli pre Covid. Secondo i dati appena pubblicati
dal Centro Operativo Aids dell'Iss, lo scorso anno sono state
registrate 2349 nuove diagnosi, i maschi nella fascia 30-39 anni
si confermano il genere con una maggiore incidenza, mentre è il
Lazio la regione con maggior diffusione (5,5 ogni 100mila
residenti), seguito da Umbria ed Emilia-Romagna (5,0). "Questo
trend è indicativo, e va di pari passo con l'andamento delle
altre infezioni a trasmissione sessuale, che sono in aumento
soprattutto tra i giovani - spiega Barbara Suligoi, che dirige
il Centro -. E' necessaria una maggiore sensibilizzazione sia
sulle norme di prevenzione che sull'accesso al test: dal 2015 è
in continuo aumento la quota di persone a cui viene
diagnosticata tardivamente l'infezione da HIV (con bassi
linfociti CD4 o con AIDS)". Oltre il 40% delle diagnosi , in
aumento rispetto alle 2140 del 2022 e vicine alle 2510 del 2019,
è avvenuto con una conta dei linfociti CD4 inferiore a 350. "Nel
2023, due terzi degli eterosessuali, sia maschi che femmine, e
più della metà degli MsM (men who have sex with men) scoprono di
essere HIV positivi quando il loro sistema immunitario è già
compromesso (valori di linfociti CD4 bassi), un segno che il
contagio è avvenuto da diverso tempo e che la malattia è in fase
avanzata". Il motivo principale di accesso al test è risultato
la 'Sospetta patologia HIV correlata o sintomi HIV', nel 35% dei
casi, seguita dai comportamenti sessuali a rischio (19,6%),
mentre hanno scoperto la propria sieropositività per controlli
di routine o in seguito a screening o campagne informative il
12,3% di coloro che hanno avuto una nuova diagnosi nel 2023. Per
quanto riguarda Le nuove diagnosi di Aids sono state lo scorso
anno 532, in aumento rispetto alle 444 dell'anno precedente (nel
2019 erano state 647). "Anche se, soprattutto grazie alle nuove
terapie, l'Aids non rappresenta più l'emergenza sanitaria di
qualche tempo fa, non dobbiamo spegnere i fari su questo
problema - conclude Anna Teresa Palamara, che dirige il
Dipartimento Malattie Infettive dell'Iss -. Occorre lavorare
sulla prevenzione, soprattutto tra i giovani". (ANSA).
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