(ANSA) - TRIESTE, 10 GEN - Ha coinvolto oltre 30mila pazienti
visitati e sottoposti a patch test in vari ambulatori
allergologici del Nord-Est (Trieste, Padova, Pordenone, Rovigo e
Trento/Bolzano) dal 1997 al 2021, per un totale di 25 anni, lo
studio condotto dall'Azienda sanitaria universitaria giuliano
isontina e dall'Università di Trieste per indagare la prevalenza
dell'allergia da contatto alla neomicina, antibiotico a largo
spettro della famiglia degli aminoglicosidi.
Lo studio epidemiologico multicentrico, pubblicato sulla
rivista internazionale Contact Dermatitis, è stato realizzato da
Luca Cegolon (Uco Igiene e medicina preventiva) e Francesca
Larese Filon (direttore dell'Uco di Medicina del lavoro).
L'applicazione topica della neomicina - ricorda Asugi - trova
indicazione contro infezioni di cute, orecchio e occhio. La
dermatite allergica da contatto indotta da medicamenti topici è
"un evento abbastanza frequente, spesso sotto-diagnosticato o
confuso con infezioni. La presentazione tipica dell'allergia
include eritema, edema, vescicole e/o croste in corrispondenza
di una ferita chirurgica, qualche giorno dopo l'applicazione di
pomate antibiotiche come la neomicina".
Nello studio la prevalenza di allergia da contatto alla
neomicina "era 2.29%, in progressiva riduzione nel corso degli
anni, soprattutto dopo il 2003". La sensibilizzazione alla
neomicina aumentava con l'età, soprattutto in pazienti di sesso
femminile con più di 60 anni e affette da dermatite alle gambe.
La maggior parte dei pazienti allergici alla neomicina reagiva
anche ad altri allergeni, soprattutto verso ingredienti
utilizzati in creme ed emollienti come lanolina, benzocaina o
conservanti con timerosal. La progressiva riduzione della
prevalenza di allergia "probabilmente riflette la ridotta
circolazione dell'antibiotico in Italia, per effetto di
politiche dirette a contenerne prescrizione e acquisto da
banco". (ANSA).
Allergia alla neomicina, uno studio analizza 25 anni di test
Ricerca a Trieste, dopo il 2003 diminuiscono i casi