(ANSA) - MILANO, 22 NOV - Avea subito una mastectomia per
rimuovere un carcinoma e fu eseguita una ricostruzione mammaria
immediata ma, alcuni mesi dopo, fu rilevata la presenza di una
ferita chirurgica parzialmente aperta con esposizione delle
protesi e con segni di infezione, tanto che fu costretta ad
altri due interventi invasivi per porre rimedio.
Per questa ragione, la Fondazione Irccs Istituto nazionale
dei Tumori di Milano è stata condannato dal giudice del
capoluogo lombardo a risarcire con oltre 50mila euro una donna
che allora aveva 50 anni (l'intervento è del 2015).
La "sofferenza" riscontrata alla rimozione dei drenaggi
avrebbe dovuto infatti indurre i sanitari "alla massima prudenza
e diligenza, sottoponendo la paziente a tampone dell'area di
sofferenza e ad altri accertamenti".
"Si sarebbe inoltre dovuto procedere con una terapia
antibiotica empirica aggressiva anche in assenza di isolamento,
prima che l'infezione evolvesse verso un interessamento profondo
ed esteso: nemmeno in fase estremamente avanzata il quadro
clinico è stato adeguatamente compreso; in mancato
riconoscimento del quadro infettivo in evoluzione ha determinato
una evoluzione progressivamente infausta fino alla necessità di
rimuovere la protesi e un'estesa area cutanea".
Per questo deve essere riconosciuta la responsabilità del
personale in servizio presso la struttura e il "grave
inestetismo causato alla donna e la ricostruzione di una parte
con il sacrifico di tessuti sani" comporta un danno biologico
permanente da risarcire con 47.645 euro a cui va unita
l'inabilità temporanea fino a una sostanziale stabilizzazione
per 5.175 euro che porta il risarcimento complessivamente a
52.820 euro (ANSA).
Infezione dopo mastectomia, Int Milano condannato a risarcimento
'Sottovalutazione completa dell'evoluzione del quadro clinico'