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Infezione dopo mastectomia, Int Milano condannato a risarcimento

'Sottovalutazione completa dell'evoluzione del quadro clinico'

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 22 NOV - Avea subito una mastectomia per rimuovere un carcinoma e fu eseguita una ricostruzione mammaria immediata ma, alcuni mesi dopo, fu rilevata la presenza di una ferita chirurgica parzialmente aperta con esposizione delle protesi e con segni di infezione, tanto che fu costretta ad altri due interventi invasivi per porre rimedio.
    Per questa ragione, la Fondazione Irccs Istituto nazionale dei Tumori di Milano è stata condannato dal giudice del capoluogo lombardo a risarcire con oltre 50mila euro una donna che allora aveva 50 anni (l'intervento è del 2015). Una consulenza tecnica d'ufficio, chiesta dal legale della signora, Giuseppe Badolato, ha rivelato che era stata attaccata dall'infezione Pseudomonas aeurginosa (configurabile come infezione nosocomiale) e i primi sintomi si erano manifestati già al momento della rimozione del drenaggio. Il consulente ha stabilito che "certamente vi è stata, nella gestione della fase post operatoria una sottovalutazione completa del quadro clinico e della sua evoluzione".
    La "sofferenza" riscontrata alla rimozione dei drenaggi avrebbe dovuto infatti indurre i sanitari "alla massima prudenza e diligenza, sottoponendo la paziente a tampone dell'area di sofferenza e ad altri accertamenti".
    "Si sarebbe inoltre dovuto procedere con una terapia antibiotica empirica aggressiva anche in assenza di isolamento, prima che l'infezione evolvesse verso un interessamento profondo ed esteso: nemmeno in fase estremamente avanzata il quadro clinico è stato adeguatamente compreso; in mancato riconoscimento del quadro infettivo in evoluzione ha determinato una evoluzione progressivamente infausta fino alla necessità di rimuovere la protesi e un'estesa area cutanea".
    Per questo deve essere riconosciuta la responsabilità del personale in servizio presso la struttura e il "grave inestetismo causato alla donna e la ricostruzione di una parte con il sacrifico di tessuti sani" comporta un danno biologico permanente da risarcire con 47.645 euro a cui va unita l'inabilità temporanea fino a una sostanziale stabilizzazione per 5.175 euro che porta il risarcimento complessivamente a 52.820 euro (ANSA).
   

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