(ANSA) - TORINO, 09 MAG - Non c'è l'insegnante di sostegno in gita e lo studente con disabilità resta a casa. A denunciare quanto accaduto nei giorni scorsi è la madre di un 17enne non vedente dalla nascita, che frequenta la seconda superiore all'Istituto di Istruzione Superiore Gobetti Marchesini di Torino.
PRECISAZIONE - ROMA, 13 mag - In relazione alla notizia più in alto pubblicata, la Direttrice scolastica dell'Istituto Gobetti Marchesini Casale Arduini, professoressa Maria De Pietro, ha precisato quanto segue: "Le dichiarazioni riportate nell’articolo sono state estrapolate da un discorso ben più articolato, avvenuto tra me e la mamma dell’alunno e non possono ritenersi esaustive, data la delicatezza della questione che implica la salvaguardia della privacy di uno studente minore, con fragilità molto complesse nella gestione. Soltanto i docenti di sostegno della sua classe potevano accompagnarlo in gita in quanto sanno come intervenire in caso di urgenze e necessità. Poiché impossibilitati, ho invitato la mamma ad andare con suo figlio in quanto persona di riferimento. La proposta era ragionevole nell’ottica di un rapporto collaborativo tra scuola-famiglia ma la mamma non l’ha accolta per una questione di principio. L’IS Gobetti Marchesini Casale Arduino, nell’ambito di una didattica inclusiva, programma innumerevoli iniziative per tutti gli studenti, e quindi l’alunno, sempre accompagnato dai docenti anche di sostegno, ha partecipato a molteplici attività come le uscite: Parco Zoom, Teatro S. Giuseppe, corso di nuoto, tutte a totale carico economico della scuola. E’ dovere del Dirigente organizzare le attività inclusive ma in sicurezza, preservando l’incolumità degli studenti e garantendo il loro 'ben-essere'. Noi lo abbiamo garantito! Infatti la madre ha dichiarato che il figlio viene a scuola volentieri. Rispettosa della privacy non posso entrare nello specifico della situazione; di contro osservo che la questione di “principio” della madre è stata prioritaria rispetto al soddisfacimento del desiderio del figlio e che le foto del minore pubblicate con il consenso dei genitori adesso girano sul web. Non esprimo un giudizio di valore, in quanto rispettosa delle scelte altrui, ma chiudo con una riflessione strettamente personale: è stata davvero la Scuola a creare disagio psicologico?".