(ANSA) - ROMA, 30 SET - L'allattamento al seno ha numerosi
benefici per la madre e il bambino. Tuttavia, circa il 15% delle
madri ha una bassa produzione di latte, e il 40% cita
preoccupazioni sulla quantità prodotta come motivo per
interrompere l'allattamento.
"Per i neonati, il latte materno - spiega Arturo Giustardi,
pediatra neonatologo e presidente di Aicip (Società Italiana per
la Care in Perinatologia) - fornisce una protezione immunitaria
contro diverse infezioni grazie ai globuli bianchi e agli
anticorpi contenuti. L'American Academy of Pediatrics lo
definisce un 'liquido vivo' che non solo difende il bambino
dalle infezioni, ma riduce anche il rischio di asma fino ai sei
anni di vita, se l'allattamento è prolungato per almeno quattro
mesi".
Tra le possibile cause di scarsa produzione, compaiono
alcune condizioni mediche della mamma, come i problemi ormonali,
così come il taglio cesareo e il parto pretermine. Ma il fattore
principale che influisce sulla produzione di latte è determinato
dalla frequenza ed efficacia delle poppate.
Accanto alle giuste pratiche consigliate dagli esperti per
favorire l'attaccamento, è disponibile in farmacia il primo
integratore con una formulazione a base di malto d'orzo, cereale
ricco di beta-glucani che stimolano naturalmente la produzione
di latte materno. Inoltre, contiene foglie di melissa essiccata,
nota per la sua azione calmante, utile quando lo stress
interferisce con l'avvio dell'allattamento.
L'efficacia e la sicurezza sono state confermate da un trial
clinico condotto dall'Università Medica di Varsavia, in
collaborazione con due Unità di Terapia Intensiva Neonatale. Lo
studio, randomizzato, controllato con placebo e condotto in
doppio cieco, ha coinvolto 117 madri di neonati pretermine. Al
termine del trial, rispetto al gruppo placebo, le madri che
hanno ricevuto la composizione galattagoga hanno prodotto circa
il 43% di latte in più durante la seduta del quattordicesimo
giorno di lattazione. (ANSA).
Un integratore derivato dal malto d'orzo aiuta l'allattamento
Circa il 15% delle neomamme ha una bassa produzione di latte