Salute denti e gengive

Russare mette a rischio i denti e favorisce le carie

Più batteri in bocca, pericolo anche per bimbi spesso raffreddati

Chi russa mette a rischio lo smalto dei denti e facilita la comparsa di carie

Redazione Ansa

 Chi russa o respira male durante la notte mette a rischio lo smalto dei denti e facilita la comparsa di carie. E il pericolo aumenta ancora di più per i bambini, visto che, nel sonno, molti di loro respirano a bocca aperta per colpa di frequenti raffreddori e allergie. A mettere in guardia è l'Accademia Italiana di Odontoiatria Conservativa e Restaurativa (Aic). Quando la respirazione non avviene dal naso, "il fisiologico pH del cavo orale cala in modo significativo portando ad un netto aumento dell'acidità della bocca. E un ambiente più acido favorisce l'erosione e l'indebolimento dello smalto, anticamera dello sviluppo della carie", spiega Lorenzo Breschi, presidente Aic e professore ordinario di Odontoiatria Conservativa presso l'Università di Bologna. Secondo la letteratura scientifica, in chi russa e ha apnee notturne, precisa l'esperto, "il rischio di sviluppo della patologia cariosa aumenta di oltre il 37% rispetto ai soggetti che non soffrono di disturbi respiratori".
    Il meccanismo è semplice. Respirare a bocca aperta infatti "asciuga" il cavo orale", facendo evaporare il sottile strato protettivo di saliva che, "grazie a enzimi antibatterici, anticorpi e sali minerali in essa contenuti assicura con il suo flusso regolare una buona detersione delle superfici dentali, il bilanciamento del pH e, di conseguenza, la rimineralizzazione dello smalto". La saliva inoltre ha il compito importantissimo di contrastare i batteri. "La secchezza orale quindi contribuisce a far salire i livelli di acidità e altera la flora batterica, favorendo, oltre alle carie anche la comparsa di irritazioni, stomatiti, afte e infiammazioni gengivali".
    Risolvere i disturbi che compromettono una buona respirazione durante il sonno, sia negli adulti che nei bambini, è quindi "importantissimo per evitare conseguenze sulla salute orale".
    Ma, purtroppo, conclude Breschi, "nel 75-80% dei casi queste patologie non vengono diagnosticate". 
   

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