Meno dell'1% dei dentisti è risultato positivo al coronavirus, per quanto quella degli odontoiatri fosse stata considerata una categoria ad alto rischio Covid. È il dato che emerge da un rapporto Usa pubblicato su The Journal of the American Dental Association, il primo studio su vasta scala dei tassi di infezione e delle procedure preventive messe in atto dalla categoria. Lo studio ha coinvolto quasi 2200 dentisti. "Si tratta di una buona notizia per i dentisti e per i loro pazienti" - afferma Marcelo Araujo, coordinatore del lavoro e capo esecutivo dell'American Dental Association (ADA) Science and Research Institute. "Significa che le pratiche messe in atto dai dentisti per sicurezza e prevenzione delle infezioni stanno funzionando". A marzo il New York Times aveva indicato quella odontoiatrica come una delle professioni a più alto rischio di COVID-19 sulla base dei dati contenuti nel database O*NET, del Dipartimento del lavoro statunitense 'Department of Labor'. Si è presunto che la trasmissione del virus potesse avvenire a causa della stretta vicinanza tra medico e paziente e perché molte procedure odontoiatriche generano aerosol che potrebbe contenere particelle virali. "Pur con qualche lieve differenza procedurale - spiega in un commento all'ANSA Nicola Marco Sforza, Presidente Eletto della Società Italiana di Parodontologia e Implatologia (SIdP) - i protocolli di sicurezza anti-Covid in ambito odontoiatrico, definiti dagli organismi preposti per la salute pubblica nei vari Paesi, si basano essenzialmente su alcuni elementi cruciali quali il triage telefonico e in ambulatorio prima della procedura operativa, per evitare l'accesso in zona operativa di pazienti potenzialmente positivi o sintomatici, l'impiego di DPI (dispositivi di protezione individuale) costituiti da mascherine e schermi protettivi, camici, cuffie e guanti monouso e con un setting specifico in base al tipo di prestazione clinica (con aerosol o meno), la disinfezione delle superfici e la preparazione della zona operativa tra un paziente e quello successivo, oltre agli abituali protocolli di sterilizzazione dello strumentario", continua Sforza. "Il dato della American Dental Association è davvero un'ottima notizia, che conferma come le misure stringenti di prevenzione verso le infezioni crociate adottate dal team odontoiatrico verso il Covid-19, consentano di raggiungere un elevato livello di sicurezza sia per i professionisti della salute orale, sia per i loro pazienti. Gli odontoiatri, gli igienisti e tutto il team odontoiatrico sono da sempre all'avanguardia in termini di sicurezza per sé e per i propri pazienti, nella prevenzione delle infezioni crociate. Consideriamo che anche in epoca pre-Covid la professione ha sempre adottato rigidi protocolli di protezione individuale proprio per evitare la diffusione di infezioni molto gravi come l'epatite virale o l'HIV - aggiunge l'esperto. Con la pandemia e le caratteristiche peculiari di diffusione del Covid-19 si sono messi in atto protocolli di sicurezza ancora più stringenti e rigorosi". In conclusione, i risultati di questo studio, benché riferiti nello specifico alla realtà statunitense, confermano l'efficacia dei protocolli di prevenzione anti-Covid adottati dagli odontoiatri e dal loro team, rappresentando di fatto un messaggio positivo per i professionisti e per i pazienti", conclude Sforza.
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