Tracciata la mappa dei microrganismi della bocca associati allo sviluppo di infiammazione e di malattia che può portare fino alla perdita di impianti dentali (perimplantite); inoltre, dimostrato per la prima volta che i trattamenti odontoiatrici possono modificare favorevolmente l'identikit dei microrganismi presenti nella bocca, sbaragliando i patogeni in favore di batteri buoni. È il risultato di un lavoro di metagenomica condotto al dipartimento CIBIO dell'Università di Trento, coordinato da Nicola Segata, capo del laboratorio di metagenomica computazionale, e Paolo Ghensi, odontoiatra e ricercatore presso il Dipartimento, nonché socio attivo della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) che apre oggi il congresso annuale a Rimini.
Pubblicato sulla rivista NPJ Biofilms Microbiomes edita da Nature, lo studio mostra che il trattamento clinico di questi pazienti si associa a un miglioramento della composizione del microbioma orale, garanzia di risultato a lungo termine delle cure prestate al paziente.
Lo studio ha coinvolto 91 tra pazienti con malattia perimplantare e soggetti sani di controllo e scoperto i microrganismi associati a malattie degli impianti. Il cavo orale è stato analizzato in due tempi, all'inizio dello studio e dopo sei mesi dalla fine del trattamento, per un totale di oltre 300 campioni di placca sottogengivale raccolti ed esaminati. Usando tecniche di sequenziamento del DNA ad altissima risoluzione (tecniche metagenomiche) - racconta Ghensi - "abbiamo scoperto una cosa estremamente interessante, e cioè che il trattamento clinico di mucosite e perimplantite porta a variazioni positive della composizione del microbioma della placca dentale intorno agli impianti. Questo è importante - continua - perché indica la potenziale modulabilità del microbioma tramite il trattamento odontoiatrico, nella fattispecie attraverso la disgregazione meccanica del biofilm e l'eventuale applicazione di antisettici e antibiotici per uso locale, oppure attraverso la terapia chirurgica per alcuni casi più complicati dove c'è già stata perdita ossea e quindi l'impianto è in pericolo. Abbiamo capito che c'è la possibilità, attraverso lo studio del microbioma del singolo paziente, di personalizzare le terapie, basandosi anche sulle informazioni di resistenza a antibiotici e antisettici da parte del microbioma del singolo paziente".
"Per la prima volta - precisa Ghensi - abbiamo condotto un'indagine longitudinale di metagenomica sul microbioma della placca associato alle malattie perimplantari, ovvero mucosite e perimplantite, due malattie di origine batterica. La mucosite interessa circa il 50% dei pazienti con impianti e la perimplantite colpisce circa il 20% dei pazienti con impianti in bocca da 10 anni o più. Tali problematiche rappresentano ad oggi un problema estremamente sentito a livello della comunità odontoiatrica, dato il continuo aumento della loro incidenza e per l'elevato problema socio-economico che comportano. Ecco perché, conclude Ghensi, è estremamente importante aver scoperto che trattamenti odontoiatrici dedicati al trattamento e alla preservazione dell'impianto dentale modificano favorevolmente il profilo dei microrganismi del cavo orale, riducendo il rischio di progressione o recidiva dell'infiammazione e, quindi, di complicanze.
Tracciata la mappa dei microbi della bocca che spengono il sorriso
Infiammazione e rischi per gli impianti, verso screening su misura