Salute denti e gengive

Tumori testa e collo, coinvolti batteri delle malattie gengivali

Oltre una dozzina specie collegate a aumento del 50% del rischio

Redazione Ansa

Più di una dozzina di specie batteriche alcune delle quali coinvolte anche nella parodontite sono state collegate a un aumento del 50% del rischio di sviluppare il carcinoma a cellule squamose della testa e del collo: è il risultato di uno studio pubblicato su JAMA Oncology e condotto da esperti del NYU Langone Health e del Perlmutter Cancer Center, la più grande e dettagliata analisi di questo tipo mai condotta. Alcuni di questi microbi erano già stati associati a infezioni gravi delle gengive che possono danneggiare l'osso mascellare e i tessuti molli che circondano i denti.

Vi sono diverse evidenze che una scarsa igiene orale rende più vulnerabili a questo particolare tumore ma, fino ad ora non era chiaro quali fossero le specie batteriche più coinvolte.

Gli esperti hanno esaminato la composizione genetica dei microbi orali raccolti da individui sani provenienti da tre studi in corso, per un totale di 159.840 americani I ricercatori hanno raccolto campioni di saliva da ciascuno e poi seguito i partecipanti per circa 10-15 anni per registrare eventuali diagnosi di tumori. Gli esperti hanno analizzato il DNA batterico e fungino dai campioni di saliva. Hanno identificato 236 pazienti a cui era stato diagnosticato il tumore e hanno confrontato il DNA dei loro microbi orali con quello di 458 soggetti selezionati casualmente che non avevano sviluppato il cancro. Tra le centinaia di batteri presenti normalmente nella bocca, 13 specie sono state collegate a un aumento del rischio di tumore. Complessivamente, questo gruppo era associato a una probabilità maggiore del 30% di sviluppare questi tumori. In combinazione con altre cinque specie spesso legate a malattie gengivali, il rischio totale aumentava del 50%.

 "I nostri risultati offrono nuove informazioni sul rapporto tra il microbioma orale e i tumori della testa e del collo", dichiara Soyoung Kwak, autore principale dello studio. "Questi batteri potrebbero fungere da biomarcatori per aiutare gli esperti a identificare chi è a rischio elevato", aggiunge.

Indagini precedenti avevano scoperto alcuni batteri nei campioni tumorali di pazienti, spiega Kwak che sta anche studiando come i microbi orali possano nel tempo contribuire al rischio futuro di tumore. 
   

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