Salute denti e gengive

La sensibilità dei denti in occasione dell'igiene. Cause, rimedi e perchè non rinunciarci

Risponde il dottor Alessandro Crea della SIdP

Il dottor Alessandro Crea della SIdP

Redazione Ansa

La sensibilità dentinale è un fenomeno estremamente comune nella popolazione. È caratterizzata da un dolore breve ma intenso, molto acuto, in reazione ad alcuni stimoli, tipicamente in risposta a cibi o bevande calde o fredde o particolarmente dolci, talvolta anche al solo sfioramento delle superfici dentali. I soggetti che sono affetti da sensibilità dentinale sono tra il 20 e il 30% nella popolazione e più del 40% dei giovani adulti tra i 18 e i 35 anni.

I denti più affetti sono i canini e i premolari superiori, seguiti dagli incisivi. Più raramente sono affetti i molari. Tra le cause, la più comune è una recessione del margine gengivale, ovvero un abbassamento del margine della gengiva che espone la radice dentale costituita da dentina e cemento, solitamente nascosti. In questa zona, lo smalto e il cemento sono molto sottili e possono velocemente andare incontro ad abrasione, scoprendo la dentina sottostante. La sensibilità viene definita infatti dentinale perché è la "dentina", che contiene nella sua struttura minuscole fibre nervose, sensibili agli stimoli, contenute in piccoli tubuli. L'esposizione della dentina, la sua eventuale abrasione e la concomitante azione di alimenti acidi, capaci di aumentare l'apertura dei tubuli, sembrano essere le cause più comuni dell'aumento della sensibilità. L'esposizione della dentina da sola, può infatti non bastare per avere il sintomo doloroso e questo anche in virtù di processi naturali di occlusione dei tubuli che avvengono nel corso del tempo. I cibi acidi, bevande come i succhi di frutta, soprattutto a base di agrumi, o le bibite gassate, i dentifrici più abrasivi, associati all'impiego troppo energico dello spazzolino da denti, il reflusso acido dallo stomaco sono fattori che possono ridurre o annullare la chiusura dei tubuli e così determinare una spiccata ipersensibilità che non regredisce nel tempo.

Odontoiatra ed igienista possono diagnosticare la sensibilità dentinale e aiutare i pazienti, non solo durante le sedute di igiene professionale. La diagnosi può consentire di individuare tutti i fattori che abbiano determinato la recessione del margine gengivale e l'usura dello smalto/cemento, come ad esempio l'impiego di spazzolini troppo duri, o il loro utilizzo con movimenti scorretti ("avanti e indietro" o "su e giù") , o con eccessiva frequenza nella giornata o con dentifrici troppo "aggressivi". Possono inoltre essere individuate abitudini alimentari scorrette che favoriscano l'apertura dei tubuli dentinali.

I professionisti della bocca possono suggerire delle modalità di trattamento desensibilizzante, impiegabili immediatamente dopo la fine della seduta di igiene, che consistono nell'applicazione di sostanze in grado di diminuire la sensibilità dentinale, sigillando i tubuli dentinali o riducendo la reattività delle piccole fibre nervose della dentina. Esiste un'ampia varietà di sostanze: i sali di potassio, il fluoruro stannoso, lo stronzio, contenuti in determinati dentifrici, l'arginina, i biovetri o ossalati a base di calcio, tutti capaci di "precipitare" sulla dentina, occludendo i tubuli in maniera più o meno stabile nel tempo. Alcuni prodotti, come le vernici o le resine hanno invece un impiego esclusivamente professionale; la conoscenza dei prodotti migliori, in relazione alle condizioni cliniche del paziente, alle cause della sensibilità e all'intensità del dolore, consente al professionista di individuare i trattamenti più adeguati.

Tuttavia, i pazienti che hanno sensibilità dentinale possono essere particolarmente infastiditi durante le sedute di igiene professionale che, prevedendo l'impiego acqua e aria, possono indurre lo stimolo doloroso; una seduta di igiene orale, se ben condotta, permetterà di rimuovere solo la placca batterica e il tartaro che si sovrappongono alla struttura dentale, senza in alcun modo ledere il dente sottostante. Oggigiorno vengono infatti impiegati strumenti molto delicati e poco invasivi che raggiungono l'obiettivo di mantenere la bocca in salute senza intaccare i tessuti duri del dente e la gengiva: la seduta di igiene professionale diventa poi occasione per poter applicare sostanze che rinforzano lo smalto, riducono la sensibilità e diminuiscono la probabilità che i denti si possano cariare.

Diverso è lo scenario se il paziente è affetto da parodontite, una malattia che provoca perdita dell'attacco tra dente ed osso e spesso è accompagnata da recessioni gengivali. La sensibilità già presente può amplificarsi per effetto dell'esposizione della radice. Anche i trattamenti parodontali possono creare una maggior esposizione della dentina e indurre un aumento della sensibilità, per lo più transitorio. Moderni protocolli suggeriscono l'impiego di procedure minimamente invasive e il ricorso a strumenti che salvaguardino i tessuti di rivestimento della radice, e riducano l'insorgenza di effetti collaterali, massimizzando i vantaggi della terapia.

In conclusione, è sconsigliato rinunciare all'igiene professionale per il timore di aumento della sensibilità dentinale. È allo stesso tempo importante affidarsi a professionisti della salute orale che sappiano porre una corretta diagnosi delle cause della sensibilità, intercettino l'eventuale parodontite, mettano in atto le terapie più appropriate e meno invasive per la rimozione della placca batterica e soprattutto aiutino il paziente con trattamenti mirati alla rapida risoluzione della sensibilità. 
   

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