ROMA - In Italia ogni anno si registrano 500.000 infezioni ospedaliere che causano più di 5000 decessi.
"Un maggior ricorso alla diagnosi e medicina di laboratorio preventiva - sottolinea Pierangelo Clerici, Presidente Amcli - è in grado di definire su dati certi il trattamento antibiotico più efficace in base al profilo del paziente e dell'infezione in atto". Due le direttrici suggerite per contrastare un trend di infezioni e decessi in continua crescita: una maggiore cultura ed una maggiore appropriatezza nella somministrazione di trattamenti antibiotici nei pazienti che realmente ne abbiano necessità.
"L'antibiotico-resistenza - ricorda l'Amcli - cioè la capacità dei batteri di evolversi rendendosi sempre più resistenti ai trattamenti antibiotici, è molto più veloce dell'industria farmaceutica nella ricerca di nuove molecole". Ne è la dimostrazione l'identificazione da parte del team di Microbiologia dell'Ospedale Careggi di Firenze, guidato dal Gian Maria Rossolini, di un ceppo di Enterobacter cloacae ultraresistente agli antibiotici. Non solo: i batteri multiresistenti si stanno anche diffondendo al di fuori degli ambienti ospedalieri.
Secondo uno studio condotto su base nazionale da Amcli ed in fase di pubblicazione è emerso che RSA e centri di assistenza sono sempre più spesso luoghi di colonizzazione di pericolosi microorganismi responsabili di gravi infezioni. Quasi l'8% delle klebsielle isolate da pazienti non ricoverati è infatti resistente alla maggior parte degli antibiotici compresi i carbapenemi.
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