ROMA - In Italia la legislazione per interrompere le cure è molto più restrittiva rispetto all'Inghilterra, ed è possibile che aver dato la cittadinanza italiana al piccolo Alfie lo faccia ricadere nella normativa italiana. È il parere di Cristina Campiglio, ordinario della facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pavia ed esperta di Diritto Internazionale che però spiega anche che la questione è molto complessa, e che tutto dipenderà dall'interpretazione che ora arriverà dai giudici inglesi.
"Quello che si può dire in questo momento è che la legge italiana è molto più restrittiva, e non permetterebbe un distacco dalle macchine senza il consenso dei genitori. In Inghilterra se c'è un conflitto in cui i medici hanno un parere diverso da quello dei genitori è il giudice che decide, come avvenuto ad esempio nel caso di Charlie Gard. È possibile che la cittadinanza italiana faccia ricadere il piccolo sotto la legislazione italiana, che oltretutto non permette l'eutanasia, ma bisognerà vedere come interpreteranno la vicenda i giudici inglesi". Nel caso di Charlie Gard, il giudice aveva dato ragione ai medici, secondo cui non c'erano più speranze per il bimbo, mentre i genitori volevano tentare una cura sperimentale. "Dove la legislazione è più aperta nei confronti dell'eutanasia si tende a dare ragione ai medici - sottolinea l'esperta -. Si pensi all'Olanda, dove la pratica è ammessa anche per i minori. Qui da noi l'atteggiamento è diverso".
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