(ANSA) - ROMA, 16 LUG - Sono oltre 1,3 milioni gli italiani
malati patologici di dipendenza da gioco d'azzardo, ludopatia.
Solo poco meno del 10% (circa 12mila) sono in cura. Il volume di
denaro giocato era secondo gli ultimi dati disponibili (2017)
nel "Libro Blu", pubblicazione che riporta i dati principali sul
mercato del gioco d'azzardo legale in Italia, di 101,8 miliardi
di euro. Ma secondo quanto anticipato dall'Agenzia delle Dogane
e dei Monopoli, il numero delle puntate registrate in Italia nel
2018 avrebbe raggiunto i 106,8 miliardi, in aumento di circa il
3% rispetto all'anno precedente. In sostanza, e come se ogni
italiano scommettesse un totale di 1.780 euro all'anno. A
evidenzialo è Consulcesi. Dietro questi numeri si celano
tantissimi giocatori occasionali (o semplici appassionati) ma
anche un volume sempre più̀consistente di casi patologici. Le
persone affette da ludopatia solitamente stabiliscono con il
gioco un rapporto esclusivo e altamente coinvolgente. L'elevato
livello di eccitazione li spinge a trascurare famiglia, affetti
e lavoro. Il Decreto legge 87 del 2018 ha introdotto
disposizioni di contrasto al gioco d'azzardo (tra cui il divieto
di qualsiasi forma di pubblicità) ed è allo studio un riordino
complessivo del settore. Ma il fenomeno necessita di continui
aggiornamenti anche da parte del personale medico-sanitario. In
questa direzione va il corso promosso da Consulcesi Club dal
titolo "Ludopatia: strategie ed interventi per il trattamento" a
cura di Stefano Lagona, psicologo e psicoterapeuta specializzato
nel trattamento delle tossicodipendenze e delle nuove
dipendenze. Il corso FAD (Formazione a Distanza), intende
descrivere la patologia da gioco d'azzardo, analizzando lo
scenario italiano e affrontando gli aspetti
clinico-epidemiologici del disturbo. Vengono inoltre forniti
strumenti necessari alla presa in carico e alla formulazione di
un programma di intervento. Vi è poi l'illustrazione delle
principali strategie di trattamento a carattere psicoterapico,
funzionali al recupero e nell'ultima parte vengono descritti
approcci complementari, come i gruppi di auto-mutuo aiuto.
(ANSA).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it