Cresce la stima dell'incidenza delle varianti sulle infezioni nazionali di Covid. In alcune regioni avrebbe raggiunto circa il 50% (rispetto al dato rilevato dall'Iss del 18% circa di 10 giorni fa) con una prospettiva di crescita molto alta.
Al momento comunque manca in Italia un sistema strutturato per andare a vedere come il virus cambia. In GB sono state investiti 30 milioni di sterline in un consorzio finanziato dal Governo che raggruppa istituti di ricerca e universita' con l'incarico di mappare tutto quello che sta nascendo, "ma si sta lavorando per creare un centro anche in Italia", riferisce il virologo Carlo Perno, direttore dell'Unita' di microbiologia dell'Ospedale Bambino Gesu' di Roma. "Le mutazioni del coronavirus sono migliaia ma sono solo tre le varianti che contano: quella Gb, la sudafricana e la brasiliana. "I virus generano varianti e in questo caso, tutto sommato, accade in modo contenuto, a differenza di altri virus come quello dell'epatite C e dell'Hiv. L'obiettivo deve essere la riduzione delle produzioni di nuove varianti, riducendo la diffusione del virus", ha concluso Perno. Nelle Regioni dove si è registrato un rapido aumento dei casi come Abruzzo, Marche, Toscana e Umbria, oltre che nelle Province autonome di Trento e Bolzano, le varianti di Sars-Cov-2 sarebbero, secondo le simulazioni sull'andamento dei ricoverati, già tra il 40 e il 50% del totale dei positivi. E questo trend è in aumento, spiega il fisico Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di Scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr, grazie a una simulazione basata su un algoritmo che definisce "Scova-varianti" di Sars-Cov-2.
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