Più della metà dei pazienti ricoverati per Covid-19 arriva in ospedale con danni al cuore causati dall'infezione che aumentano drasticamente il rischio di morte. È quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori dell'Ospedale San Raffaele di Milano e di quello di Cremona pubblicato sull'European Journal of Clinical Investigation. La ricerca ha preso in considerazione i dati di 750 pazienti ricoverati nei due ospedali lombardi in piena prima ondata della pandemia, tra febbraio e aprile 2020. Più della metà dei malati (il 52%) presentava livelli anomali di troponina, un enzima che indica la presenza di sofferenza cardiaca. I pazienti con danno cardiaco avevano un rischio triplo di finire in terapia intensiva rispetto a quelli con il cuore sano (26% contro 8,3%) e 4 volte più alto di morire nei tre mesi successivi al ricovero (40% contro 9.1%). "Possiamo identificare almeno quattro meccanismi alla base del danno miocardico correlato al Covid-19", spiegano i ricercatori. "Un'infezione diretta attraverso i recettori ACE-2; uno squilibrio tra il bisogno di ossigeno del miocardio e la sua disponibilità; una coagulazione anomala con disturbi del microcircolo e, infine, la tempesta di citochine", quell'eccessiva risposta immunitaria che si osserva nei pazienti Covid più gravi. Lo studio ha inoltre osservato che essere in cura con i tradizionali farmaci usati nei pazienti con disturbi cardiaci o vascolari, come ACE-inibitori, sartani, calcio antagonisti, non aveva nessun effetto protettivo sul danno miocardico".
I nostri dati supportano la misurazione della troponina cardiaca al momento del ricovero e durante il ricovero per identificare i pazienti a maggior rischio di eventi avversi", concludono i ricercatori.
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