Dopo la lettera sottoscritta solo pochi giorni fa dai 37 direttori dei dipartimenti dell'Istituto Superiore di Sanita', arriva anche dal neo Cda dell'Istituto un documento di sostegno nei confronti del presidente Giuseppe Brusaferro per il suo coinvolgimento nell'inchiesta di Bergamo.
Francesca Cirulli, Claudio Borghi, Luigi Genesio Icardi e Giovanni Zotta, componenti del nuovo Consiglio di amministrazione insediato lo scorso febbraio esprimono "il nostro pieno sostegno umano e professionale al presidente.
"Questo perché sin da prima del nostro ingresso in Istituto, in tutte le occasioni in cui ti abbiamo incontrato, abbiamo potuto apprezzare, che il rigore scientifico e l'onestà, sono state le caratteristiche che ti hanno sempre contraddistinto Siamo certi che la vicenda giudiziaria che ti ha coinvolto renderà giustizia alla correttezza del tuo operato e anche alla generosità con cui in quei mesi ti sei adoperato, lontano dalla tua famiglia, e incondizionatamente, per il nostro Paese.
Abbiamo potuto, inoltre, apprezzare nella nostra prima e unica riunione la visione scaturita dal programma di attività che ci hai presentato per i prossimi tre anni e che testimonia la capacità di immaginare un istituto al fianco della sanità pubblica, diverso da quello prepandemico, forte e incisivo nelle strategie di tutela della salute di tutti.
Siamo quindi onorati di far parte di questo progetto e ci auguriamo di poterlo realizzare insieme, ringraziandoti di averlo maturato in tempi così difficili con il contributo di tutto l'istituto. Infine, ci fa piacere ricordare una frase di Seneca, 'è nella tempesta che conosciamo il navigatore'". Il Cda di nuova nomina si era insediato lo scorso 17 febbraio alla presenza del ministro della Salute Orazio Schillaci. Per la prima volta è presente anche un rappresentante eletto dai ricercatori dell'Istituto, come previsto dal nuovo Statuto.
LA PRECISAZIONE DELL'ISS
In seguito alle notizie stampa in cui l'Iss avrebbe chiesto alla Protezione civile nella fase iniziale della Pandemia di "750 euro a test" l'istituto precisa "che le notizie circolate finora sono totalmente destituite da ogni fondamento". L'Istituto fa sapere di non avere "mai chiesto" questa cifra e "di non avere mai ricevuto la somma prevista dall'articolo 6 dell'Ordinanze OCBPC n 640/2020, prevista tra l'altro anche per coprire i costi della sorveglianza". Nella prima fase l'Istituto "con proprie risorse ordinarie ha processato oltre 5.000 campioni di cui 3.000 provenienti dalla sola Lombardia e non gli 800 di cui si parla".
L'istituto ricorda anche in una nota che "i costi effettivamente sostenuti dall'Istituto nella prima fase della pandemia comprendono materiali per l'esecuzione dei test, dispositivi di protezione individuale per il personale addetto, materiale monouso e potenziamento dei macchinari" e che "in una prima fase della pandemia non esistevano test commerciali e venivano quindi realizzati con protocolli in house sviluppati in aderenza a quelli previsti dall'OMS".
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