La pandemia ha frenato, ma non interrotto, gli spostamenti degli italiani per curarsi. Nonostante il calo dovuto all'emergenza Covid nel 2020 la 'migrazione' per cure verso regioni diverse da quelle della propria residenza, ha raggiunto un valore di 3,3 miliardi, con un flusso che scorre da Sud verso Nord.
Un ulteriore 21% viene attratto dalla triade Lazio (8%), Piemonte (7%) e Toscana (5%). Quanto alla mobilità passiva, 3 Regioni con maggiore indice di fuga generano debiti per oltre 300 milioni di euro: in testa Lazio (14%), Lombardia (11%) e Campania (10%), mentre mancano i dati sulla Calabria. Ad esempio per i 'viaggi della speranza' la Sardegna sconta un saldo negativo di 57,6 milioni di euro, che consiste nella differenza tra quanto speso per curare malati arrivati da altre regioni e quanto speso per far curare i pazienti sardi fuori dell'Isola. Lo stesso saldo, in Veneto è stato positivo per un valore di 165 milioni; in Puglia, invece è stato negativo per 124 milioni e in Sicilia per 173 milioni. "I flussi economici della mobilità sanitaria - commenta Nino Cartabellotta, presidente del Gimbe - scorrono prevalentemente da Sud a Nord, in particolare verso le Regioni che hanno già sottoscritto i pre-accordi con il Governo per la richiesta di autonomia differenziata". Quanto al tipo di cure per cui ci si sposta: l'85,8% sono ricoveri ordinari, il 69% ricoveri in day hospital, il 16% visite o esami specialistici. Oltre la metà del valore è erogata da strutture private: 1.422 milioni (53%), rispetto ai 1.279 milioni (47%) di quelle fornite da ospedali pubblici e questo, per Cartabellotta, segna "un ulteriore segnale d'indebolimento della sanità pubblica".
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