Nel campo dell'Alzheimer "cominciamo a intravedere una qualche soluzione, ma i problemi restano ancora grandi. Mentre cerchiamo di risolverli, quest'anno per la Giornata Mondiale ci focalizziamo sulla riduzione del rischio.
Ci sono nuovi dati, infatti, che suggeriscono che ci potrebbe essere un rallentamento o addirittura una diminuzione dei casi del 40%. Se pensiamo che nel 2050 raggiungeremo i 139 milioni di casi nel mondo, ciò equivale a una riduzione di 55 milioni di casi". È quanto ha affermato Paola Barbarino, Ceo Alzheimer Disease International, la federazione internazionale delle associazioni per l'Alzheimer e la demenza di tutto il mondo, durante una conferenza stampa al Senato, promossa dall'intergruppo Parlamentare Alzheimer e Neuroscienze.
È possibile ottenere questo risultato, ha affermato Barbarino, intervenendo su 12 fattori di rischio. "Per alcuni di essi è necessario agire come società, per esempio la mancanza di istruzione o l'inquinamento. Il resto possiamo farlo noi: mangiando meglio, non fumare, bere con moderazione, fare esercizio".
Resta tuttavia il problema della consapevolezza: "Troppo pochi sanno che usare l'apparecchio per l'udito o evitare di isolarsi continuando a socializzare anche da anziani sono strategie efficaci per ridurre il rischio di Alzheimer. Inoltre, nel nostro rapporto mondiale del 2019 abbiamo scoperto che il 62% degli operatori della salute nel mondo pensano che demenza e l'Alzheimer non siamo malattie, ma conseguenze dell'invecchiamento. È un grande problema su cui dobbiamo lavorare", ha concluso Barbarino.