Rubriche

Occhio Secco, un paziente su tre lo sottovaluta

Oltre 300 casi raccontati nel Progetto DINAMO di ISTUD Sanità

Occhio Secco, un paziente su tre lo sottovaluta

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 25 OTT - La DED (Dry Eye Disease) o malattia dell'occhio secco colpisce circa l'11,6% della popolazione mondiale, eppure è ancora sottovalutata. A evidenziare i vissuti dei pazienti Italiani, un progetto di ISTUD Sanità che ha pubblicato nel volume 'DINAMO - Dry Eye: Medicina Narrativa per la malattia dell'occhio secco' (Edizioni Effedì) oltre 300 narrazioni raccolte in 37 Centri Oftalmologici, con il sostegno di Bausch & Lomb. Presentata ieri a Milano, presso Spazio Copernico Centrale, la ricerca ha sottolineato il forte impatto della patologia sulla vita quotidiana delle persone affette. 'La DED deriva da una disfunzione del sistema della superficie oculare che determina un'alterazione della produzione delle lacrime e tende nel tempo a cronicizzarsi', spiega Pasquale Aragona, Professore di Oftalmologia dell'Università di Messina.
    A farne le spese, soprattuto le donne (78%), di età media pari a 57 anni, alle prese con video terminali e stress ossidativo. 'Un terzo dei pazienti non conosce quanto è grave la propria condizione e si cura con sostituti lacrimali', evidenzia Stefano Bonini, Professore di Oftalmologia presso l'Università di Roma Campus BioMedico. Fondamentale per il controllo dei sintomi 'migliorare la relazione medico-paziente personalizzando la terapia', sottolinea il Prof. Maurizio Rolando, Vice Presidente della European Dry Eye Society. Una patologia pesante anche dal punto di vista economico e sociale 'per via di costi diretti, legati a visite specialistiche e terapie che possono arrivare fino a 1500 euro, e indiretti, come la ridotta capacità di concentrazione sul lavoro', spiega Linda Landini, Medical Affairs Manager e Direttore Scientifico Bausch & Lomb.
    L'auspicio della medicina narrativa è quello di sensibilizzare sulle difficoltà incontrate dai pazienti e offrire ulteriori 'strumenti per stare accanto alle persone che si confrontano con i sintomi della malattia', conclude Maria Giulia Marini, Direttore Scientifico e dell'Innovazione di ISTUD Sanità.
    (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it