Il Ministero della Salute con una circolare chiede alle Regioni di accelerare con i medici di famiglia, i pediatri e le farmacie le procedure per le vaccinazioni Covid che, segnala lo stesso ministero, stanno andando a rilento.
"Tenuto conto che l'andamento dell'attuale campagna vaccinale anti COVID-19 vede ancora un ridotto numero di vaccinazioni" e che arrivano alla Direzione Generale della prevenzione del ministero della salute, sin dall'inizio della campagna 2023-24, segnalazioni da parte dei cittadini in merito a difficoltà di accesso alla vaccinazione", il ministero con una circolare raccomanda di "implementare le più opportune misure organizzative, con particolare riferimento alla collaborazione operativa dei Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta e delle Farmacie, atte a garantire una maggiore offerta attiva della vaccinazione alle persone a rischio di sviluppare forme gravi della malattia".
Nella circolare, firmata dal direttore generale Francesco Vaia, "si raccomanda, inoltre, di rafforzare le attività di comunicazione e informazione e di rendere possibile ai cittadini la prenotazione della vaccinazione anti COVID-19 tramite piattaforma regionale online. Infine, in risposta alla richiesta di chiarimenti da parte di alcune Regioni/PA sul consenso informato alla vaccinazione COVID-19, si rappresenta che per lo stesso possono essere utilizzate le procedure regionali già previste per le altre vaccinazioni".
"Confermo tutto quello che il direttore Francesco Vaia scrive nella sua circolare, ci sono problemi per i vaccini Covid in alcune Regioni ma non è colpa del Ministero della Salute. Alcune Regioni non hanno ancora fatto gli accordi per portare le dosi in farmacia come la regione Lazio, dove si fa in farmacia ancora solo il vaccino anti influenzale", spiega il presidente di Federfarma, l'associazione che riunisce le 19 mila farmacie private in tutta Italia, Marco Cossolo,
"Il meccanismo funziona bene dove le regioni hanno fatto gli accordi con le regioni" spiega Cossolo che cita la Toscana l'Emilia Romagna, la Lombardia, la Liguria, il Piemonte e le Marche. "Il problema c'è dove le regioni non hanno fatto gli accordi".