(di Valeria Pace)
(ANSA) - TRIESTE, 08 MAR - "Le quote rosa sono un modo per
innescare un cambiamento, anche io la trovavo una cosa orrenda
perché chi fa scienza non vuole essere invitato alle conferenze
perché è femmina o perché ha il naso a punta, ma per la sua
scienza" ma "è un male necessario, è l'unico modo per agire
mentre si aspettano gli effetti del cambiamento culturale
lentissimo che deve aver luogo". Lo ha detto all'ANSA in
occasione dell'8 marzo Domenica Bueti, neuroscienziata che
dirige il laboratorio "Time Perception Lab" della Scuola
internazionale di studi avanzati di Trieste (Sissa) ed è
coordinatrice del Comitato unico di garanzia dell'istituto
stesso.
La Sissa, ha spiegato Bueti, nella sua storia e negli ultimi
anni ha intrapreso "iniziative pioneristiche per contrastare la
scarsa rappresentazione delle donne ai vertici della ricerca
scientifica". Si tratta di un male che interessa tutto il mondo
e che si riflette anche nella Sissa dove le aree di ricerca sono
Matematica, Fisica e Neuroscienze e "solo il 10% del corpo
professorale è donna", il dato sarebbe ancora peggiore se si
escludesse Neuroscienze (dove il 20% del corpo professore è
donna), ha spiegato Bueti, perché le "Scienze della vita in
generale hanno un bilanciamento migliore delle materie Stem",
dove addirittura c'è un problema di genere all'accesso: "solo il
10% di chi fa domanda di ingresso al dottorato di matematica
della Sissa è donna".
"Per incentivare la rappresentazione femminile" tra i
professori in Fisica, dunque, la Sissa ha organizzato "per due
anni delle Open call of interest aperte a tutte le discipline
della Fisica a cui avevano accesso solo le donne", da cui, dopo
la vincita di concorsi aperti anche agli uomini, sono scaturite
"due nomine di scienziate bravissime". Non si è trattato insomma
direttamente di un'assunzione a quote rosa, ma un modo
innovativo per valorizzare candidature eccellenti "che
altrimenti rischiano di non trovare spazio", ha rimarcato la
docente.
La Sissa inoltre è stato uno dei primi istituti di ricerca in
Italia a dotarsi di un asilo aziendale, una delle iniziative
messe in campo a sostegno delle scienziate Junior che in questa
fase "rinunciano alla carriera più spesso dei colleghi uomini".
Si tratta infatti di un passaggio "molto difficile tutti" e
coincide con la fase in cui si cerca "stabilità anche nella vita
personale", ha spiegato Bueti. Sulla rinuncia ad arrivare ai
vertici ha "particolare influenza" la stessa pressione sociale
che allontana le donne dall'iniziare la carriera nella ricerca
scientifica nelle materie Stem, ha concluso la neuroscienziata.
(ANSA).
>>>ANSA/ Bueti (Sissa), quote rosa per cambiare il sistema
'Istituto di Trieste pioniere nell'incentivare donne ai vertici'