Per la prima volta, uno studio ha rilevato la presenza di microplastiche nei fluidi follicolari ovarici di donne che si sottopongono a Procreazione Medicalmente Assistita. La ricerca 'First evidence of microplastics in human ovarian follicular fluid: an emerging threat to female fertility', visibile in preprint sulla piattaforma medxriv, vede come capofila del gruppo di ricerca Luigi Montano, UroAndrologo Asl Salerno e past president della Società Italiana della Riproduzione Umana, in collaborazione con Università di Salerno, Federico II di Napoli, Università di Catania, Centro di Ricerche Gentile dii Gragnano e Centro Hera di Catania.
Lo studio non solo ha rilevato la presenza di nano e microplastiche (concentrazione media di 2191 particelle per millilitro) ma anche la dimensione al di sotto di 10 micron (diametro medio di 4.48 micron), evidenziando una correlazione fra la concentrazione di microplastiche e alcuni parametri collegati alla funzione ovarica. Questo ultimo aspetto, "alla luce degli effetti negativi sull'apparato riproduttivo femminile ben documentati in campo sperimentale nel mondo animale, ci preoccupa non poco - commenta Montano - Queste stesse sostanze, infatti, non solo hanno un effetto diretto di danno sulla funzione ovarica attraverso diversi meccanismi, in primis lo stress ossidativo, ma fanno anche da cavallo di troia ad altre sostanze notoriamente tossiche, come metalli pesanti, ftalati, bisfenoli, diossine, policlorobifenili e secondo recenti studi, anche veicolo di virus, batteri e protozoi. Si tratta di sostanze dalle dimensioni pulviscolari, che penetrano in profondità nel nostro organismo e che vengono introdotte nell'organismo con l'acqua che beviamo, il cibo che mangiamo, l'aria che respiriamo e anche attraverso la pelle con i cosmetici ad esempio". Già la presenza di microplastiche era stata individuata, sempre per la prima volta, dal gruppo guidato da Montano nelle urine e nello sperma e pubblicate rispettivamente sulle riviste internazionali Toxics nel gennaio 2023 e Science of The Total Environment nel luglio 2023.
"In conclusione, questa scoperta rappresenta una conferma di quanto la contaminazione della plastica sia da considerare un'emergenza da affrontare nell'immediato e che il ritrovamento di microplastiche nel liquido follicolare che è a diretto contatto con i gameti femminili rappresenta di per sé una minaccia significativa all'integrità del nostro patrimonio genetico che viene trasmesso alle future generazioni", affermano gli autori dello studio.
Il tema sarà al centro del 7/mo Congresso Nazionale della Società Italiana della Riproduzione Umana, a Bari dall'11 al 13 aprile. Ma i riflettori degli esperti saranno puntati anche su altre questioni, come il rinvio dell'entrata in vigore dei Lea per la riproduzione assistita posticipata al 1° gennaio 2025: "Un vulnus per le coppie che intendono intraprendere questo percorso", avvertono gli specialisti. In generale, l'infertilità in Italia "è un problema diffuso che riguarda quasi una coppia in età fertile su cinque - dichiara Paola Piomboni, Presidente Siru - e proprio il percorso della coppia infertile sarà al centro del dibattito e del confronto congressuale".
Le microplastiche minacciano anche il patrimonio genetico
Per la prima volta trovate nelle ovaie delle donne che effettuano la pma