In Italia ogni anno si contano circa 350 decessi per annegamento di cui l'80% sono maschi, con 800 ospedalizzazioni e 60.000 salvataggi.
Importante, per limitare le vittime degli annegamenti, sono le azioni di prevenzione. L'Iss dà in proposito una serie di consigli: in età pediatrica per le piscine private (in muratura o gonfiabili) va impedito l'accesso ai bambini con barriere, applicati sistemi di allarme e rimosse scalette o altri dispositivi di accesso. Per quelle collettive (di hotel, ristoranti, agriturismi e simili) i responsabili devono prevedere piani di sicurezza con sorveglianza o in alternativa con recinzioni. Necessaria poi, per fiumi e laghi, una cartellonistica adeguata per i siti pericolosi, e la sensibilizzazione degli adolescenti immigrati sui pericoli delle acque interne. Infine vanno educati i bambini all'acquaticità fin da piccoli, insegnato loro a nuotare e a comportarsi in acqua in modo sicuro. Vanno poi promossi corsi di nuoto e acquaticità con particolare attenzione alle famiglie meno abbienti. L'Iss dà anche una serie di consigli per tutti: immergersi preferibilmente in acque sorvegliate; evitarlo in caso di mare mosso; rispettare la segnaletica. Evitare poi di tuffarsi in acqua dopo aver mangiato o dopo un'esposizione prolungata al sole; non tuffarsi da scogliere o in zone non protette e prestare attenzione a immergersi solo in acque di profondità adeguata.
Iss, ogni anno in Italia 350 morti per annegamento
L'80% maschi. Tra le cause l'assenza di supervisione e barriere. Più a rischio i bimbi