Da chi soffre di depressione a chi ha una diagnosi di schizofrenia o psicosi, sono circa 770mila le persone con problemi di salute mentale assistite dai servizi pubblici in Italia. Ma accanto a questi ci sono oltre due milioni di cittadini che non hanno accesso alle cure.
Mentre in Senato è stato avviato l'esame di un disegno di legge che ha l'obiettivo di riformare l'assistenza psichiatrica sul territorio, a parlare del sommerso sono i numeri. "Secondo le stime epidemiologiche, a soffrire di disturbi psichici, sarebbe almeno il 5% della popolazione, pari a circa 3 milioni di persone in Italia - osserva Giuseppe Ducci, vicepresidente del Collegio Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale -. Le persone con disturbi mentali prese in carico nel 2023 dai servizi pubblici sono state oltre 770mila, pari all'1,5% della popolazione. Ciò significa che, considerando solo i casi più gravi, c'è un 3,5% di persone, pari a oltre due milioni di cittadini, che non ha accesso ai servizi. A pagare il prezzo più alto sono le categorie più fragili".
Il passaggio alla maggiore età è, in particolare, un passaggio critico. "Solo la metà delle regioni garantisce la continuità delle cure tra infanzia ed età adulta - afferma Fabrizio Starace, presidente del Collegio dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale e direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Modena -. In Italia, infatti, appena il 12% dei giovani con disturbi psichiatrici passa ai servizi di salute mentale per adulti, dopo aver raggiunto il limite di età per le cure pediatriche".
Uno dei problemi più urgenti è la scarsità di risorse economiche. "Chiediamo che almeno il 5% del Fondo Sanitario Nazionale venga destinato alla salute mentale - continua Ducci, che dirige il Dipartimento della Asl Roma 1 -. La quota di spesa per l'assistenza psichiatrica, oggi è scesa al 2,5% del Fondo, pari a poco più di 3 miliardi e mezzo, cifra che rende l'Italia fanalino di coda in Europa tra i Paesi ad alto reddito. Per raggiungere il 5% previsto dalla Conferenza Stato-Regioni servono almeno due miliardi in più solo per la salute mentale degli adulti".
Queste risorse sono essenziali per garantire l'adeguamento degli organici. Nei dipartimenti sono presenti infatti circa 25.000 operatori tra psichiatri, psicologi, infermieri e educatori, cioè 55 per ogni 100mila abitanti, oltre il 30% in meno (circa 7.500 unità, ndr) rispetto a quanto previsto dagli standard recepiti in Conferenza Stato-Regioni, che prevedono 83 operatori ogni 100mila abitanti. "La salute mentale in Italia ha fatto grandi passi avanti a partire dalla Legge 180, conosciuta come Legge Basaglia, che ha promosso un approccio comunitario, fondato sul rispetto dei diritti della persona - afferma Starace, che dirige anche il Dipartimento di Salute mentale di Modena -. Ma i cambiamenti degli ultimi decenni, come il dilagare dell'abuso di sostanze e dei social, impongono di aggiornare la qualità dell'assistenza psichiatrica". Con lo slogan 'Uniti per la salute mentale', in occasione della Giornata Mondiale del 10 ottobre, i Dipartimenti di Salute Mentale si aprono al pubblico con 150 incontri in tutta Italia, a cui sono invitati cittadini, pazienti e familiari, volontari, operatori sanitari e amministratori.
Pazienti soli, pochi medici e fondi per la salute mentale
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