Paure, dubbi, difficoltà e pregiudizi, ma anche la speranza e la luce. Il docufilm americano 'Below the belt', (Sotto la cintura), racconta il viaggio dentro le emozioni di 4 giovani donne con un dramma come unico denominatore comune: l'endometriosi.
Girato nell'arco di 10 anni dalla regista americana Shannon Cohn, colpita da endometriosi, il docu-film, prodotto tra gli altri da Hillary Clinton, dalla senatrice Elizabeth Warren e dall'attrice Rosario Dawson, sarà proiettato in anteprima nazionale il 12 ottobre al Teatro Ristori di Verona e poi distribuito in tutto il mondo, accompagnato da una clip della Clinton.
Promotore dell'iniziativa Marcello Ceccaroni, direttore del Dipartimento di ostetricia e ginecologia dell'Ircss Negrar di Valpolicella e presidente e fondatore dell'International School of Surgical Anatomy, tra gli esperti a livello internazionale per la cura dell'endometriosi, che ha rivoluzionato il trattamento della malattia con una tecnica mininvasiva, nota su scala globale come 'Negrar method', migliorando la qualità di vita di migliaia di donne.
"L'endometriosi è una malattia cronica infiammatoria, legata al ciclo mestruale, che può causare una riduzione della fertilità in circa il 40% dei casi severi e gravi dolori fisici, spesso sottovalutati o considerati normali - spiega Ceccaroni - La soluzione ideale per contrastarla è quella farmacologica, in grado di arrestare la progressione della malattia e garantire una qualità di vita adeguata, una strada possibile solo grazie a una diagnosi precoce. Oltre il 60% delle adolescenti che soffrono di dolori mestruali debilitanti, potrebbero già essere affette da questa patologia, ma la diagnosi arriva spesso con un ritardo di 7-10 anni, anche a causa di numerosi fattori culturali".
"L'impatto sulla vita quotidiana, lavorativa e relazionale delle donne che ne soffrono è drammatico, e troppo spesso i loro sintomi vengono minimizzati o ignorati. L'endometriosi è dunque ancora un tabù e va sostenuta e promossa ogni iniziativa volta a far conoscere questa malattia anche a chi non ne soffre direttamente, affinché ci sia maggiore comprensione e sostegno per chi ne è affetto', conclude.