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In Italia 180 strutture dedicate ai disturbi alimentari

Iss, sono 132 centri e 48 associazioni, Emilia Romagna in testa

Disturbi alimentari. Attestazione: Dacharlie- iStock

Redazione Ansa

Secondo la mappatura aggiornata dell'Istituto superiore di sanità (Iss) sono 180 le strutture sul territorio nazionale che si occupano di disturbi della nutrizione (Dna): 132 centri di cura e 48 associazioni, "censite" per la prima volta. I dati sono stati presentati oggi al convegno "La mappatura territoriale dei centri dedicati ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione: le associazioni e i servizi di cura" tenutosi all'Istituto, organizzato dal Centro nazionale dipendenze e doping (Cndd) che ha realizzato il lavoro con il supporto del ministero della Salute-Ccm.

Sono 105 i centri di cura appartenenti al Ssn e 27 al sistema del privato accreditato, e sono 63 al nord, 45 al sud e isole e 24 al centro Italia. Le associazioni sono 30 al nord, 10 al centro e 8 al sud. In testa per numero di servizi l'Emilia Romagna (23, di cui 10 centri Ssn, 4 afferenti al privato accreditato, 9 associazioni), seguita dal Piemonte (20, di cui 12 centri Ssn, 4 del privato accreditato e 4 associazioni).

Generalmente le strutture prendono in carico utenti dai 13 ai 45 anni, ma il 18% afferma di poter prendere in carico bambini under 6 e il 51% tra 7 e 12 anni. Il 78% anche persone over 45.

Tra gli specialisti vi sono prevalentemente psicologi, medici specialisti in psichiatria o neuropsichiatria infantile, dietisti e infermieri. Le associazioni sono composte da familiari di persone con Dna per il 92%, da cittadini volontari per il 71% e da volontari professionisti per il 56%. Alle attività partecipano, nel 31% dei casi, anche persone con Dna.

"I disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono caratterizzati da un alto tasso di cronicità, mortalità e recidiva", evidenzia il presidente dell'Iss, Rocco Bellantone.

 Cruciale "un intervento integrato e precoce, per evitare che il disturbo diventi cronico con il rischio di danni permanenti che, nei casi più gravi, possono portare alla morte". La collaborazione fra strutture "offre uno strumento pratico per orientarsi sul territorio e utile a favorire l'incontro tra la domanda dei cittadini e l'offerta territoriale". "Il censimento delle associazioni che si occupano di Dna, realizzato per la prima volta in questa mappatura, offre ai cittadini un ulteriore tassello di conoscenza che può risultare fondamentale per una presa in carico tempestiva", rileva Luisa Mastrobattista, primo ricercatore del Cndd. 
   

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