Negli ultimi cinque anni la carenza di farmaci è diventata un problema sempre più pressante a livello globale e l'Italia è tra i Paesi più colpiti. Secondo i dati dell'Agenzia italiana del farmaco nel periodo 2018-2024 il numero di farmaci a rischio carenza è più che raddoppiato, passando da poco più di 1.
Quasi la metà (44%) delle carenze registrate nel 2024 è dovuta alla cessazione definitiva della commercializzazione, mentre poco più di un quarto è legata a problemi di produzione.
La cessazione della commercializzazione riguarda spesso farmaci per le malattie croniche, come quelle cardiovascolari. "Gli originator spesso non trovano economicamente vantaggioso produrre farmaci per trattare malattie meno redditizie, anche per questo equivalenti e biosimilari sono sempre più essenziali per la cura delle patologie croniche complesse". Nel 2023, ad esempio, il 70% dei volumi dei farmaci oncologici e antidiabetici commercializzati in Europa è stato rappresentato da medicinali equivalenti, quota che sale al 82% se consideriamo i farmaci agiscono sul sistema immunitario.
"Stiamo toccando con mano ogni giorno nelle farmacie e negli ospedali - ha commentato il presidente di Egualia, Stefano Collatina - cosa significa non trovare farmaci che diamo per scontati: non possiamo ignorare la china che sta prendendo il sistema e dobbiamo invertire urgentemente la rotta, già in questa legge di Bilancio. Ci sono misure di sistema che possono essere introdotte senza impatto di spesa pubblica, come stabilire che le procedure di gara si svolgono per accordo quadro" e "oneri impropri che pesano sulle imprese che vanno rivisti".
Dal 2018 raddoppiati i farmaci a rischio carenza, da 1.600 a 3.700
Osservatorio Nomisma, per 8 medicinali su 10 esiste l'equivalente