"La selezione dei migranti a fini amministrativi non è un processo di cura". Il medico ha un solo fine: curare senza alcuna discriminazione e "dovrà essere perseguito in tutti i percorsi del protocollo Italia-Albania che coinvolgono i medici".
Nei percorsi che coinvolgono i medici serve "prevedere la presenza di figure adeguatamente formate".
Lo precisa una mozione la Federazione degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri rispondendo alle segnalazioni di organizzazioni umanitarie - tra le quali Emergency e Medici senza Frontiere - sulle modalità per la selezione delle persone non vulnerabili da trasferire nei centri in Albania. Il Comitato Centrale, dopo aver richiamato alcuni articoli del Codice di Deontologia medica - il 3, sui doveri del medico, il 4, sui principi di libertà indipendenza autonomia e responsabilità, il 6 su efficacia sicurezza e umanizzazione dei servizi sanitari e l'uso ottimale delle risorse pubbliche e private e il 32 sulla tutela dei soggetti fragili e vulnerabili - afferma appunto che "il medico nel rispetto dei sopracitati articoli ha un'unica finalità che è quella di curare le persone senza alcuna discriminazione nel rispetto della dignità della persona e dei diritti riconosciuti dalla Carta Costituzionale e dalle Convenzioni Internazionali sottoscritte dal nostro Paese".
"Tale finalità di cura - continua il Comitato Centrale - dovrà essere assicurata in tutti i percorsi previsti dal protocollo che coinvolgono i medici. Per le peculiari caratteristiche del servizio, appare necessario prevedere la presenza di figure professionali adeguatamente formate o con specifica competenza specialistica, dotate di adeguati strumenti sanitari, senza i quali non è possibile una corretta valutazione complessiva dello stato di salute della persona. In generale possiamo affermare che la selezione dei migranti ai fini amministrativi non costituisce un processo di cura".