(ANSA) - ROMA - Un equilibrio spesso difficile di vita quello che gli italiani hanno mantenuto durante i due anni di pandemia. La conseguenza è stata lo stress.
Nel primo lockdown, lo stress vissuto era 'positivo': "È stato proprio il sentore di allarme - sottolinea Piero Barbanti, docente di Neurologia presso l'Università IRCCS San Raffaele di Roma - a permetterci di sostenere 2 mesi di chiusura forzata e riuscire a creare un nuovo equilibrio funzionale e utile senza rendercene conto e lamentarci." Quando nelle successive fasi della pandemia lo spavento è diminuito "è venuto alla luce, invece, uno stress negativo, poiché è comparsa la valutazione soggettiva del possibile protrarsi a lungo termine delle limitazioni e dei rischi, che ha fatto emergere una ruminazione psicologica, un sentimento di sfiducia e allarme cronico". Il consiglio del medico e il ricorso ai farmaci di automedicazione sono i due comportamenti più diffusi, mentre è in crescita, rispetto al 2020, la percentuale di coloro che non chiedono consiglio e non fanno nulla per alleviare i sintomi, dall'11,6% al 21,1%, a evidenziare che, passata la fase più difficile, anche l'attenzione con cui si curano i disturbi da stress ha perso di intensità. (ANSA).