(ANSA) - TORINO, 27 OTT - Il tumore del pene interessa uno o
due abitanti su 100.000 in Italia, ma nella sola regione
Piemonte si stima che almeno 80 uomini, generalmente adulti o
più raramente giovani, vengano operati in un anno.
Oltre a essere una malattia caratterizzata da una peculiare
aggressività oncologica, la sua cura prevede un intervento
chirurgico molto demolitivo, che comporta nel migliore dei casi
un'asportazione parziale del pene, ma non di rado la necessità
di un intervento radicale, con conseguenti risvolti negativi sia
psichici che sociali. "Il tumore del pene è il tipico caso di
una patologia dove un percorso di cura vincente non può
prescindere dalla stretta collaborazione tra diverse figure
professionali, che sono in grado di integrarsi in una équipe
multidisciplinare per affrontare una chirurgia altrimenti
impossibile da realizzare" afferma Gontero. "L'evoluzione della
chirurgia va nella direzione di tecniche mini-invasive, che
consentono interventi più conservativi associati a ricostruzioni
estetiche in grado di limitare in maniera significativa
l'impatto psicologico sul paziente e incrementando
significativamente la qualità di vita" aggiunge Falcone,
responsabile scientifico dell'evento. (ANSA).
Urologi a Torino, allarme mancata prevenzione tumore pene
Dal congresso, "un ritardo diagnostico nel 20% dei casi"