Dopo 15 anni di promozione dell'uso del sale iodato l'Italia è 'iodiosufficiente', con una forte diminuzione dei rischi legati alla carenza nutrizionale di iodio, primi fra tutti il gozzo e la sua evoluzione in gozzo nodulare, anche se qualche criticità ancora rimane in gravidanza. Confermata la sicurezza del programma.
Nonostante la progressiva riduzione del consumo di sale, l'Italia è risultata 'iodiosufficiente', con una prevalenza di uso del sale iodato del 71,5% negli adulti e del 78% nelle mense scolastiche. Il consumo è maggiore al Nord, nelle donne e nelle persone con un maggiore status socioeconomico.
La prevalenza del gozzo in età scolare è risultata del 2,2%, molto inferiore alla soglia del 5% sopra la quale questa patologia viene definita endemica. Anche la presenza di noduli alla tiroide nella popolazione infantile è risultata bassa (2%).
La percentuale di neonati con un valore di TSH (ormone tiroideo TSH, marcatore utilizzato per lo screening dell'ipotiroidismo congenito e utile per valutare l'apporto di iodio in gravidanza) superiore a 5 microunità su litro è del 5,1%, valore significativamente più basso rispetto al passato ma comunque superiore al limite del 3% considerato sufficiente.
L'utilizzo del sale iodato è risultato sicuro, con una bassa frequenza di autoimmunità tiroidea in età scolare e di ipertiroidismo in tutta la popolazione.
"Rimane qualche preoccupazione per la nutrizione iodica in gravidanza quando il fabbisogno aumenta" commenta Antonella Olivieri, responsabile scientifica dell'OSNAMI.
L'Italia è iodiosufficiente, il sale iodato ha ridotto i rischi
Iss, dopo 15 anni di promozione meno casi di gozzo e di noduli