(ANSA) - SYDNEY, 15 APR - Vivere in aree meno lontane da
spazi verdi e con tassi di criminalità più bassi sono fattori
associati a fattori di rischio di demenza più bassi. Lo indica
una ricerca della Monash University di Melbourne, pubblicata su
Preventive Medicine Report, che ha studiato le caratteristiche
di vicinato associate al rischio di demenza. Dai dati emerge che
un raddoppio della distanza da spazi verdi equivale ad avere
circa due anni e mezzo in più di età, in termini di fattori di
rischio di demenza. Ogni raddoppio del tasso di criminalità
risulta pari a una riduzione del punteggio di memoria
attribuibile a un aumento di età di tre anni. Un impatto
particolarmente evidente in chi vive in aree di più basso stato
socioeconomico.
Ricerche precedenti avevano già indicato che la demenza
colpisce in misura sproporzionata le classi svantaggiate -
scrive il responsabile della ricerca, professor Matthew Page
delle Scuola di Scienze Psicologiche dell'università stessa. La
nuova ricerca ha esaminato i maggiori fattori di rischio di
demenza modificabili: ipertensione, obesità, colesterolo alto e
inattività fisica. "Vivere vicino a spazi verdi può permettere o
comunque incoraggiare le persone a fare più esercizio, come
camminarne o correre, e anche a socializzare, parlando con altre
persone nel parco", scrive Page. "Può anche proteggere da
fattori ambientali stressanti come inquinamento dell'aria e
rumori". "Nel nostro studio, la prossimità a spazi verdi è
risultata più importante della grandezza dello spazio verde. In
altre parole, avere diversi piccoli parchi più vicini a più
persone può essere meglio che avere un parco grande a maggiore
distanza. Inoltre, persone che vivono in aree con alto tasso di
criminalità possono di conseguenza uscire di meno, fare meno
esercizio fisico, e socializzare di meno in luoghi pubblici.
Possono avere più difficoltà a dormire e ricorrere a
comportamenti di adattamento come il fumo. Anche la percezione
del crimine può causare stress psicologico, un fattore associato
al rischio di demenza", scrive ancora lo studioso. (ANSA).
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