La pericolosità sismica è l’insieme di studi che definisce quanto il territorio in cui viviamo sia soggetto agli effetti dei terremoti. Prevalentemente, rileva l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), si tratta di analisi di tipo probabilistico in cui si stima la probabilità di osservare un certo scuotimento del suolo in una data area durante un determinato periodo di tempo.
Non si tratta pertanto di previsione dei terremoti che è ancora, in tutto il mondo, un obiettivo lungi dal poter essere raggiunto. La stima della pericolosità sismica fornisce un parametro fisico su cui basare la progettazione di nuove costruzioni o l’adeguamento degli edifici esistenti. A seguito del terremoto del Molise del 2002 è stato avviato un processo di revisione di tutti gli strumenti normativi destinati a contenere e ridurre gli effetti dei terremoti in Italia. Due Ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri (n. 3274 del 2003 e n. 3519 del 2006) hanno introdotto modifiche alla normativa sismica, ovvero all’insieme di regole costruttive che si applicano ai comuni classificati sismici, e alla zonazione sismica (cioè le liste dei comuni a cui si applicano le norme). Nel 2004 è stata rilasciata una nuova mappa di pericolosità del territorio nazionale, basata sulle informazioni più aggiornate, per la quale sono previste, per legge, revisioni periodiche. La mappa di pericolosità sismica attualmente in vigore (MPS04) fornisce un quadro delle aree più pericolose del territorio nazionale.
I valori di accelerazioni orizzontali di picco (PGA, un parametro tradizionalmente usato nella progettazione della risposta elastica degli edifici) sono riferiti a un ipotetico suolo omogeneo con buone caratteristiche per le fondazioni. Spetta poi al progettista applicare opportune correzioni per tener conto della diversa natura del suolo su base locale. Gli scuotimenti più forti, dove cioè le accelerazioni del suolo hanno valori superiori a 0.225 g (g è l’accelerazione di gravità, pari a 9,81 m/s2), sono attesi lungo tutto l’Appennino centro-meridionale con i picchi massimi in Calabria e Sicilia sud-orientale, e in Friuli Venezia Giulia. Valori moderati o bassi sono riferiti alla Penisola Salentina, lungo la costa tirrenica tra Toscana e Lazio, in Liguria, in gran parte della Pianura Padana e lungo l’intero arco alpino. La Sardegna è, tra le regioni italiane, la meno pericolosa, e le elaborazioni indicano statisticamente valori di scuotimento atteso molto bassi.
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